26/05/2012

Adam & Roy

Dopo aver giocato e goduto con Deus Ex Human Revolution (prometto che prima o poi farò un my2cents ;) ) ho approfittato di un’ottima offerta su GOG.com, e alla facciazza di Steam e di quel tricheco di Gabe Newell mi sono preso Alan Wake alla modica cifra di 11 euro (DRM Free per giunta).

Ieri sera ho cominciato il gioco e devo ammettere che l’impatto con l’assurda impostazione della visuale di gioco è davvero disarmante…
Superata questa piccola difficoltà il gioco però mostra una qualità tecnica davvero notevole, la vista della casa sull’isoletta è qualcosa di disarmante nella sua bellezza, senza contare le perle sparse qua e la, come la fantastica “In dreams” del leggendario Roy Orbison a fare da colonna sonora alle atmosfere dark del gioco.

Godetevi una delle voci più incredibili della storia della musica :)

http://youtu.be/6rTW2UzzLQ8

16/03/2012

Battlefield 3

E’ passato del tempo dall’ultima volta che ho ricevuto una confezione del genere…

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28/12/2010

Fallout New Vegas

Tanto per cominciare bene il nuovo anno eccomi qua con un nuovo scintillante my2cents su Fallout New Vegas, visto che in rete si è parlato un po’ ovunque dei pregi di questo crpg “made in Obsidian” ho deciso di mettere nero su bianco quelli che per me sono i difetti del gioco.

Prima di iniziare lasciatemi dire che un gioco che al giorno d’oggi fa macinare la bellezza di 120 ore di gioco merita l’acquisto a prescindere da tutti i difetti che può presentare (e che non è mia intenzione scontargli, dato che alcuni sono veramente macroscopici).

Cominciamo con l’aspetto più marginale e che a qualcuno può non interessare, la traduzione e il doppiaggio italiano.
Se tra i doppiatori originali ci sono vere e proprie star tipo Danny Trejo o Will Wheaton (=l’odioso Wesley Crusher di Star Trek TNG), in quello italiano regna il caos, spesso lo stesso personaggio è addirittura doppiato da due doppiatori differenti con voci che tra loro non c’entrano una beata fava…
A questo aggiungiamo una localizzazione che definire maccheronica sarebbe un complimento, un lavoro talmente penoso e sconclusionato che sembra fatto da un gruppo di studenti di quinta elementare, con errori talmente evidenti che dimostrano non solo una organizzazione del lavoro inesistente, ma anche una traduzione fatta a cervello spento.
Finché si rimane lontani da New Vegas la traduzione non sembra poi tanto male, ma una volta entrati a Freeside e poi nella Strip si fa più fatica a comprendere i dialoghi tradotti che a risolvere le quest…

Riguardo alla stabilità e ai bug il gioco è certamente un flop notevole, crash continui e ripetuti, improvvisi blocchi dei caricamenti (in genere brevi), capita di frequente di ritrovarsi al desktop di Windows con popup bloccanti (deo gratias esistono le shortcut per andare al task manager e killare i processi…).
Posso capire l’inevitabile complessità di un titolo così aperto, ricordiamoci però che stiamo parlando di un gioco che tecnicamente è fermo al 2008 con alle spalle un precedente di notevole longevità (Fallout 3) e dal quale tecnicamente non si discosta poi di molto; dopo un predecessore del genere (con il quale io non ricordo tutti questi problemi) credo sia doveroso aspettarsi un po’ di stabilità…

Visto lo schema di gioco estremamente aperto e la quantità di variabili che ciò comporta, calibrare correttamente la difficoltà è un’impresa davvero ardua, e onestamente Obsidian imho non solo non ci è riuscita, ma non ci ha nemmeno provato…
Finché si rimane nei binari della trama principale tutto scorre liscio e ben equilibrato, il problema si presenta quando si esce dal seminato e si comincia ad esplorare, da una parte ci si giocano alcune quest, dall’altra si finisce con il macinare tanta esperienza da rovinare le fasi avanzate di gioco.

Tanto per fare un esempio, prima di entrare a New Vegas io ho esplorato tutte le locazioni di gioco esterne, sono entrato in città dopo aver raggiunto il level cap (30), con statistiche tali da risolvere tutte le quest passando check di eloquenza, baratto e scienza, il tutto condito da noiosi quanto inutili spostamenti tra le varie location previste per la risoluzione delle quest.
In genere la difficoltà dei combattimenti è esageratamente bassa, fanno eccezione giusto poche locazioni dove basta mantenere le distanze e attaccare con armi a lungo raggio; ci sono addirittura missioni spacciate per “suicide” (es liberazione di una città occupata dalla Legione nel caso ci si schieri con la RNC), che in realtà non sono altro che amabili scampagnate condite da qualche headshot qua e la…. il tutto in modalità hardcore eh…
Infine c’è la ciliegina sulla torta della sequenza finale, dove per assurdo anche gli avversari più stupidi attaccano con la più potente arma da mischa e dove il boss di turno resiste anche ad una scarica di missili o bombe atomiche in miniatura…

Questi i difetti, i pregi ormai sono ben noti, longevità fantastica, libertà di movimento totale, quest interessanti e curiose, personaggi ben definiti e sempre vari, ampio inventario e la caratterizzazione del pg tipica della serie classica (ovvero Fallout e Fallout 2).

Riguardo allo SPAV (il sistema di combattimento che ha preso il posto della modalità a turni classica) io francamente non ho da muovere grosse critiche, lo vedo come una possibilità in più in grado di dare un minimo di tatticismo agli scontri; ovviamente non è all’altezza dell’ottimo vecchio sistema a turni che caratterizzava i primi due Fallout, ma piuttosto che ridurre tutto a un banale fps preferisco questa soluzione.

In definitiva imho si tratta di un gioco da comprare a prescindere da tutti i problemi oggettivi che presenta, divertimento assicurato per almeno 100 ore, in particolare se si ama uno schema di gioco votato alla libertà totale.

13/09/2010

Ipocrisia giornalistica

In questo triste e uggioso lunedì di metà settembre mi è cascato l’occhietto su un curioso articolo sfornato da Repubblica.it e dedicato al mondo dei videogiochi, argomento tanto raro da trovare tra i media tradizionali, quanto bistrattato dagli stessi…
L’articolo si intitola “Tanti auguri PlayStation quindici anni di capolavori“, già da questo si intuisce la nemmeno troppo velata vena “sdraiata” del suddetto pezzo scritto da un tale Tiziano Toniutti, personaggio che non conosco, ma che dice molto di se nel suo blog pieno zeppo di iPod, iPad e altre diavolerie piene di mele morsicate che fanno tanto “esperto hi-tech alla moda”.

Non voglio criminalizzare il Toniutti per quei 6000 e rotti caratteri di banalità e copy&paste presi paro-paro da Wikipedia, del resto tutti hanno il diritto di pagarsi il mutuo come meglio possono; quello su cui volevo riflettere è la sconcertante banalità e piattezza con cui i media tradizionali approcciano il tema del videoludo.
Già perchè a sentire Corriere, Repubblica, la Stampa e relativi “spin-off” settimanali pare che videogioco sia sinonimo di Playstation, Xbox o Nintendo, pare che controller sia sinonimo di Joypad, pare che tutto ruoti attorno e in funzione di quei 2 o 3 marchi di scatolette, attori e registi dell’infinita telenovela del videoludo.

Forse qualcuno dovrebbe mostrare al Toniutti (o a chi per esso) l’altra faccia della medaglia, quella dei videogiochi veri, dell’esplosione di massa del fenomeno, dell’evoluzione hardware e software, della svolta multiplayer con i suoi innumerevoli risvolti sociali.
Vogliamo parlare del vero boom del videogioco? Quando tra i milioni (o miliardi) di pc sparsi per il globo si contavano più copie shareware (o pirata…) di DooM rispetto a quelle di Windows?
Oppure dell’evoluzione da sprite bidimensionali ad acceleratori 3D, con relativa corsa tra produttori hardware (3DFX, Nvidia, Ati, Sis e tanti altri), per non parlare della nascita del fenomeno multiplayer tra fps e rpg, con la comparsa dei primi clan, gilde, allenamenti e clanwar, fino a veri e propri campionati con risvolti tecnici e sociali tutt’altro che indifferenti?
Vogliamo parlare dell’unica e vera piattaforma videoludica universale, che risponde al nome di PC?

Forse i cosidetti esperti di tecnologia ingaggiati dalle grandi testate dovrebbero riflettere un po’ sul ruolo dei “big” dell’intrattenimento tecnologico, vero e proprio freno tecnologico allo sviluppo dei videogiochi.
Potrebbe valere la pena riflettere sull’immobilismo tecnico dei titoli presentati negli ultimi anni, costretti a non evolvere a causa della scarsa potenza delle due “scatolette” di punta di Sony e Microsoft (PS3 e Xbox 360).
Si potrebbe obbiettare anche sulle politiche dei prezzi bloccati in tutto il mondo, un regime di duopolio di fatto, che costringe gli utenti a spendere cifre CRIMINALI per titoli dalla longevità RIDICOLA.
Che dire poi del costante impoverimento del gameplay, con videogiochi che ormai “si finiscono da soli”, novelli Sfornatutto dell’intrattenimento tecnologico in cui il livello di sfida è tendente a zero, dove chiunque deve essere in grado di arrivare alla fine senza sforzo (un gioco difficile genera orde di consumatori frustrati, i quali difficilmente correranno agli scaffali di fronte all’ennesimo seguito di un seguito di un seguito di un titolo di punta)

Cari Toniutti di turno, riflettete bene prima di osannare i vostri vitello d’oro tecnologici, perchè sono loro che hanno trasformato l’arte del videogioco in un becero prodotto da vendere, banalizzato all’inverosimile, spogliato di tutto quello che ha reso grande quest’arte.

21/03/2010

Dragon Age: Origins

Premetto che questo non sarà uno di quegli interminabili My2Cents a cui ero abituato e affezionato, purtroppo il tempo che ho a disposizione è poco, vista l'importanza del titolo in questione ci tengo a buttarle giù a caldo, per non ritrovarmi al solito con articoli infiniti relegate in altrettante infinite bozze.

Dopo la bellezza di 82 ore 13 minuti e 40 secondi di gioco ho terminato il famoso e celebratissimo Dragon Age Origins, la punta di diamante della più blasonata tradizione crpg occidentale, l'erede ideale della gloriosa stirpe crpg Bioware.

Ammetto che per me è stata una avventura strana, per certi versi contraddittoria, è stato il primo gioco che ho acquistato in un negozio italiano dopo tanti (ma proprio tanti…) anni di fedele acquisto online su siti esteri. E' stato il ritorno del mio genere preferito nella forma che ho sempre preferito, un gioco che avrei dovuto trovare familiare, ma che invece mi ha stupito a causa di tutti gli anni di astinenza da questo particolare genere crpg. E infine è stato un gioco che mi è particolarmente piaciuto più per gli aspetti secondari che non per quelli principali.

Giusto per chiarirci subito il mio giudizio è positivo, DAO è un gioco bello, bello, bello, che merita l'acquisto (anche al prezzo da “furto con scasso” tipico dei negozianti italiani) e che sa soddisfare quasi tutti, dal neofita cresciuto a pane e WoW, al vecchio marmittone che ricorda ancora con nostalgia le nottate passate a Britannia.
Non a caso il titolo in questione ha goduto di un giudizio positivo pressoché unanime, e con questo non mi riferisco certo alla stampa specializzata (facilmente addomesticabile…), ma a tutti i newsgroup e forum dove generalmente è difficile ottenere una accoglienza così calorosa in modo così netto; tipicamente quando un gioco è oggettivamente bello, i bastian contrari spuntano dalle fottute pareti (cit), mentre con DAO questo fenomeno è stato straordinariamente ridotto, per non dire irrilevante.

Tecnicamente si è detto di tutto e non starò certo a mettere alla prova la pazienza di chi mi legge decantando le lodi alle texture o alla fluidità del gioco.
In rete si è velatamente criticata una certa ripetitività degli arredamenti e delle ambientazioni chiuse, io francamente non ci ho fatto quasi caso, ricordo giusto le casse che contengono tesori come ripetitive, per il resto trovo che questa critica non rappresenti poi un difetto reale o significativo.

La storia è chiaramente ispirata ai canoni classici della tradizione tolkeniana, ciò nonostante ho trovato interessante l'alternativa rappresentata dai Custodi Grigi, i guardiani del mondo libero di Ferelden, gli unici in grado di opporsi alla Prole Oscura e agli Arcidemoni che la comandano.
Apparentemente la trama si sviluppa attorno al solito, trito e ritrito duello tra bene e male, non fosse che i suddetti Custodi rappresentano una ventata di neutralità, di equilibrio tra un bene forse non così apparentemente candido (che fa uso di schiavi, che isola i diversi, che sfrutta i deboli) e un male per certi versi visto come una forza inevitabile e ciclica.
Sarò di parte, ma la trama e il mondo di DAO mi pare facciano riferimento più alla tradizione di Dragonlance che a quella di Lord of the Rings.

Se poi passiamo dalla visione generale dell'avventura ai dettagli delle singole aree o delle singole quest o sotto-trame, si scopre un sottobosco di continue scelte, di quest secondarie narrativamente tutt'altro che banali.
Si scoprono personaggi fantastici, caratterizzati in modo a dir poco magistrale, con innumerevoli sfaccettature e dettagli narrativi, tutti da scoprire con calma e attenzione attorno al falò dell'accampamento. E' proprio a questo punto, nel luogo più estraneo alla trama del gioco, che ho trovato gli spunti più belli, i dettagli più succosi, piacevoli e inaspettati, la spietata Antiva, la cultura Qunari e tanto altro, svelato man mano che mi perdevo a bighellonare in interminabili dialoghi con i membri del mio party.
L'unico aspetto che secondo me poteva essere realizzato meglio è la comparsa degli oggetti e dei png legati alle quest secondarie, che appaiono sempre dal nulla, quasi teletrasportati non appena si attiva la quest; oltre a rappresentare una scelta “scenica” piuttosto infelice, questa comparsa improvvisa in location magari già visitate rende gli oggetti e i png fin troppo visibili e chiaramente associati alla quest.

Le meccaniche di gioco sono state ampiamente trattate online per cui non mi dilungherò su questo aspetto, trovo solo assurdo che siano passati così tanti anni dall'ultimo crpg party based, considerando quanto questa modalità di gioco sia amata dal pubblico di tutto il mondo (e il successo di DAO lo dimostra ancora una volta…).

Ho letto alcune critiche ai dialoghi presenti nel gioco, ritenuti troppo lunghi da qualche giocatore (forse troppo abituato a usare il joypad…), inutile dire che dissento totalmente da chi ha affermato tutto questo.
I dialoghi di DAO sono assolutamente equilibrati, oltre che ricchi di scelte che influenzano i rapporti con i membri del party; capita ad esempio che un dialogo venga interrotto improvvisamente da un membro del party non d'accordo con la scelta che il giocatore ha effettuato, aprendo la discussione a nuove scelte, ad esempio troncando la discussione in modo autoritario, cercando di trovare una via di mediazione alle diverse opinioni emerse, ignorando le rimostranze etc etc…
Ovviamente il tutto influenzerà la propria reputazione da parte di quel personaggio, il che si ripercuote in bonus o malus in abilità caratteristiche dello stesso.

Inventario e il sistema di commercio sono stati realizzati egregiamente, il numero di oggetti, armi e armature è adeguato, e la possibilità di incantare le stesse con rune magiche aumenta la variabilità dell'inventario (il meccanismo poi è reversibile e totalmente gratuito).
Riguardo all'inventario mi è successa una cosa abbastanza curiosa, nella fase iniziale del gioco ero tutto intento a selezionare con cura gli oggetti, le armi e le armature da utilizzare… poi dopo la metà del gioco è scattato un meccanismo che francamente non mi è mai capitato: ho cominciato a ignorare bellamente statistiche e peculiarità degli oggetti, e ho cominciato a selezionarli basandomi su un solo parametro, la bellezza estetica :)
Vi sembrerà una cosa banale, ma mi ha appagato molto più vedere il  party bardato di tutto punto, che vederlo spazzare via avversari più facilmente.
Per concludere mi sento di fare solo un piccolo appunto alle magie, molto belle, scenografiche, utili e tatticamente valide, però… poche :\

Ohibò… mi ero ripromesso di essere telegrafico, e invece mi sono ritrovato a scrivere il solito papiro, pazienza :)
Che dire, anche secondo me Dragon Age Origins merita di entrare nell'olimpo dei migliori titoli del genere crpg insieme ad altre pietre miliari come Baldur's Gate 1 e 2, agli Ultima Underworld, a Gothic e a tanti altri.
I suoi ingredienti sono un combattimento equilibrato, tattico e divertente, una gestione del party davvero ben studiata, personaggi davvero superlativi e una trama che potrebbe sembrare scontata, ma che presenta sfumature, risvolti politici e sociali, oltre a sorprese in quantità.

Consigliatissimo :)

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