18/09/2010

OraSentry

Vi è mai capitato di essere sommersi da istanze di database Oracle da gestire?
Se la risposta è sì sapete benissimo cosa si prova e avete tutta la mia solidarietà, se la risposta è negativa invece sappiate che si tratta di una bella gatta da pelare…

Prima o poi qualunque sistemista si trova di fronte a questo celeberrimo dbms, che lo si ami o che lo si odi alla fin fine è una delle grandi costanti nel mondo IT; pesante, costoso, per certi versi macchinoso, dite quello che volete ma il buon vecchio Oracle ne esce sempre vincitore (cosa che non si può dire di altri prodotti di questa società…), maltrattatelo finchè volete, fategli sparire datafile e volumi da sotto i piedi, e lui nonostante tutto tornerà (quasi) sempre online e funzionante.

Per quanto possa essere stabile però anche Oracle richiede monitoraggio e manutenzione esattamente come ogni software e servizio, ed è qui che viene in aiuto OraSentry
Si tratta di un piccolo software (sviluppato in java e distribuito come singolo file jar, pertanto multipiattaforma per definizione) il cui compito è monitorare periodicamente i file alert.log di una o più istanze di Oracle db.
Il programma possiede una semplice e intuitiva interfaccia grafica tramite la quale configurare i pochi parametri per accedere ai db e per inviare notifiche tramite email utilizzando un server SMTP.

Lo sto usando ormai da qualche mese e posso testimoniare che OraSentry è una vera manna dal cielo, efficace, leggero e affidabile; come se non bastasse il supporto da parte dello sviluppatore è eccellente e tempestivo, e il progetto è decisamente attivo (nell’ultimo mese sono state rilasciate ben due nuove versioni).
A onor del vero devo criticare la mancanza di una opzione per far girare il software come servizio e la necessità di una interfaccia grafica, ma mi auguro che lo sviluppatore ponga presto rimedio a questi piccoli difetti.

Lo consiglio vivamente, se ne avete l’occasione provatelo e fatemi sapere come vi trovate.
Il jar di OraSentry è liberamente scaricabile dal sito http://www.orasentry.com, è completo di ogni funzionalità ma in versione di prova; se il software vi soddisfa potete registrarvi, la modalità di licensing è “Chiarityware“, nel caso specifico dovete fare una donazione completamente libera ad Unicef e inviare allo sviluppatore la ricevuta della donazione stessa.

Un plauso al buon Raphael Tiran :)

13/09/2010

Ipocrisia giornalistica

In questo triste e uggioso lunedì di metà settembre mi è cascato l’occhietto su un curioso articolo sfornato da Repubblica.it e dedicato al mondo dei videogiochi, argomento tanto raro da trovare tra i media tradizionali, quanto bistrattato dagli stessi…
L’articolo si intitola “Tanti auguri PlayStation quindici anni di capolavori“, già da questo si intuisce la nemmeno troppo velata vena “sdraiata” del suddetto pezzo scritto da un tale Tiziano Toniutti, personaggio che non conosco, ma che dice molto di se nel suo blog pieno zeppo di iPod, iPad e altre diavolerie piene di mele morsicate che fanno tanto “esperto hi-tech alla moda”.

Non voglio criminalizzare il Toniutti per quei 6000 e rotti caratteri di banalità e copy&paste presi paro-paro da Wikipedia, del resto tutti hanno il diritto di pagarsi il mutuo come meglio possono; quello su cui volevo riflettere è la sconcertante banalità e piattezza con cui i media tradizionali approcciano il tema del videoludo.
Già perchè a sentire Corriere, Repubblica, la Stampa e relativi “spin-off” settimanali pare che videogioco sia sinonimo di Playstation, Xbox o Nintendo, pare che controller sia sinonimo di Joypad, pare che tutto ruoti attorno e in funzione di quei 2 o 3 marchi di scatolette, attori e registi dell’infinita telenovela del videoludo.

Forse qualcuno dovrebbe mostrare al Toniutti (o a chi per esso) l’altra faccia della medaglia, quella dei videogiochi veri, dell’esplosione di massa del fenomeno, dell’evoluzione hardware e software, della svolta multiplayer con i suoi innumerevoli risvolti sociali.
Vogliamo parlare del vero boom del videogioco? Quando tra i milioni (o miliardi) di pc sparsi per il globo si contavano più copie shareware (o pirata…) di DooM rispetto a quelle di Windows?
Oppure dell’evoluzione da sprite bidimensionali ad acceleratori 3D, con relativa corsa tra produttori hardware (3DFX, Nvidia, Ati, Sis e tanti altri), per non parlare della nascita del fenomeno multiplayer tra fps e rpg, con la comparsa dei primi clan, gilde, allenamenti e clanwar, fino a veri e propri campionati con risvolti tecnici e sociali tutt’altro che indifferenti?
Vogliamo parlare dell’unica e vera piattaforma videoludica universale, che risponde al nome di PC?

Forse i cosidetti esperti di tecnologia ingaggiati dalle grandi testate dovrebbero riflettere un po’ sul ruolo dei “big” dell’intrattenimento tecnologico, vero e proprio freno tecnologico allo sviluppo dei videogiochi.
Potrebbe valere la pena riflettere sull’immobilismo tecnico dei titoli presentati negli ultimi anni, costretti a non evolvere a causa della scarsa potenza delle due “scatolette” di punta di Sony e Microsoft (PS3 e Xbox 360).
Si potrebbe obbiettare anche sulle politiche dei prezzi bloccati in tutto il mondo, un regime di duopolio di fatto, che costringe gli utenti a spendere cifre CRIMINALI per titoli dalla longevità RIDICOLA.
Che dire poi del costante impoverimento del gameplay, con videogiochi che ormai “si finiscono da soli”, novelli Sfornatutto dell’intrattenimento tecnologico in cui il livello di sfida è tendente a zero, dove chiunque deve essere in grado di arrivare alla fine senza sforzo (un gioco difficile genera orde di consumatori frustrati, i quali difficilmente correranno agli scaffali di fronte all’ennesimo seguito di un seguito di un seguito di un titolo di punta)

Cari Toniutti di turno, riflettete bene prima di osannare i vostri vitello d’oro tecnologici, perchè sono loro che hanno trasformato l’arte del videogioco in un becero prodotto da vendere, banalizzato all’inverosimile, spogliato di tutto quello che ha reso grande quest’arte.

07/09/2010

8×1000