31/08/2006

MMORPGnomani

Sto leggendo alcuni curiosi articoli e pareri di lettori riguardo al fenomeno da dipendenza da MMORPG.
Per chi non lo sapesse i MMORPG sono videogiochi di ruolo che si svolgono soltanto online e su ambientazioni persistenti, mondi che esistono e rimangono attivi a prescindere dal fatto che il proprio personaggio sia attivo.
Apparentemente sembrerebbero essere la manna dal cielo per chi come il sottoscritto ha sempre sognato di giocare di ruolo con altre persone eliminando le distanze, interpretando il proprio personaggio direttamente da casa e con tante persone, con gruppi eterogenei e non sempre con quei 4 o 5 amici (non che questo non sia bello eh…).

Il problema è che pare che questi MMORPG siano giocati in modo un po’ troppo superficiale, orde e orde di giocatori che sbavano come levrieri afgani per conquistare oggetti magici o semplicemente un avanzamento di livello, interpretazione zero, interazione con gli altri giocatori limitata ai combattimenti… Ci sono poi giocatori che passano giornate intere a ripetere ininterrottamente operazioni stupide e ripetitive al solo scopo di aumentare una determinata caratteristica del loro personaggio, altri che addirittura vendono il proprio tempo per far avanzare di livello il personaggio di altri, che ovviamente devono corrispondere in moneta sonante.

Come si può facilmente immaginare c’è chi si sta preoccupando seriamente della questione, in vari forum si sta discutendo dell’argomento e francamente mi fa un po’ specie leggere commenti come questo che riporto e che si riferisce a World of Warcraft (WoW), il MMORPG del momento:
“alcuni conoscenti hanno lasciato la scuola per WoW… e le loro famiglie ( di merda ) se ne fottono… WoW è una droga e basta. Giocano anche 8 ore al giorno e le rare volte che escono di casa pensano solo a quando potranno ritornare a giocare a WoW. Torniamo coi piedi per terra plz.”

Chi si ricorda della Associazione Famiglie Cattoliche “San Carlo Borromeo”?
Si trattava di un bellissimo scherzo nato qualche anno fa sui newsgroup italiani dedicati ai videogiochi, vi riporto uno degli interventi della Borromeo che ho conservato “per ragioni sentimentali”, dateci una lettura e scompisciatevi dalle risate, poi provate a rileggere il post che ho riportato sopra, vi dice niente?

Cari ragazzi,
il male dei videogiochi avanza, e i nostri messaggi tentano eroicamente e
disperatamente di arginarne gli effetti. Purtroppo, sugli stessi gruppi di
discussione dove appaiono le lettere della Borromeo, si notano minacciosi e
sconcertanti annunci. Molti giovani dichiarano di essere alla ricerca del
“crack” per questo o quel gioco, allo scopo di “masterizzarlo”. La nostra
assidua frequentazione del mondo giovanile – esplorato in ogni sua debolezza
e bruttura – ci ha svelato che il “crack” è una pericolosa droga sintetica;
supponiamo che “masterizzare” (strano neologismo!), venga dall’inglese
“master”, che significa “campione”. Quindi il senso di questi messaggi
appare in tutta la sua orrenda evidenza: “Cerchiamo una droga che ci
permetta di diventare campioni in questo videogioco!”. Spesso questi
messaggi sono accompagnati da disperate affermazioni come “Aiuto, sono
disperato!” o “Vi prego, speditemelo subito!”. E’ il classico atteggiamento
del tossicomane in astinenza, disposto a rubare, a uccidere, a prostituirsi,
pur di non sottrarsi alla sua quotidiana dose. A quale schiavitù i
videogiochi vi conducono! Il nesso tra videogiochi e tossicodipendenza è
messo in luce dal prezioso rapporto medico del dottor F. Gelemen, “Il
cartello Nintendo – Droga e intrattenimento elettronico” (Santa Prisca
Press, Columbia, 1997). Estrapoliamo qualche stralcio dallo scritto
succitato:

“E’ stato dimostrato che giocare ai videogames sotto effetto di droga
migliora nettamente il rendimento. La droga opera una dilatazione della
percezione, nonché una intensa focalizzazione sull’oggetto – videogame. I
riflessi del giocatore vengono esaltati, la sua reattività aumenta; ma a
quale prezzo?
Il coinvolgimento della multinazionale Nintendo nel traffico internazionale
di droga non è stato ancora provato, ma questo è dovuto agli esperti
avvocati di questa potente associazione a delinquere. Sono comunque
indicativi i nomi che gli spacciatori colombiani danno ai vari tipi di
sostanze artificiali, tutti ispirati ai videogiochi Nintendo. L’eroina è
definita “Perla” o “Principessa”, la cocaina “Mario” (per la frenesia tipica
di questo personaggio, che come un invasato è capace di compiere salti
sovrumani), l’hashish “Yoshi”, forse per una semplice assonanza tra le due
parole.”

Dati, come al solito, inconfutabili. Che voi presto vi affretterete a
ridicolizzare pur di rimuovere la consapevolezza della vostra schiavitù.
L’Associazione Borromeo sta inoltre indagando su quei messaggi che chiedono
in che modo “caricare” o “scaricare” le Rom. Si tratta, indubbiamente, di
un gergo legato al mondo della prostituzione, in quanto è impossibile non
riconoscere nelle Rom le donne slave che fanno mercimonio del proprio corpo
all’angolo dei marciapiedi. Il “caricare” e lo “scaricare”, quindi, allude
senz’altro al mercato della prostituzione. Quanta infamia si nasconde dentro
l’orrendo mercato dei videogiochi!
Sperando che almeno questo messaggio vi abbia illuminato, preghiamo il
Signore perché vi assista e vi aiuti.

Associazione Famiglie Cattoliche “San Carlo Borromeo”

27/08/2006

Un giretto in Ungheria

Ormai è passata una settimana dal rientro dall’Ungheria, cosa mi ha spinto fino alle remote terre di Attila?
Molto semplice, costa poco, non è eccessivamente distante per cui si può tranquillamente raggiungere in treno, è bella ed è popolata da una discreta fauna locale :)
Siamo partiti con un volo dall’Italia verso Budapest dove abbiamo soggiornato per 3 giorni, da li ci siamo spostati a sud nella famigerata cittadina di Pécs, la perla culturale dell’Ungheria, dopo un paio di giorni siamo tornati a nord per soggiornare un paio di giorni nella ridente cittadina di Siófok, la “capitale” turistica del lago Balaton.

A dispetto delle mie iniziali perplessità Budapest si è rivelata essere una città molto vivibile, estremamente civile e cortese. La cosa stupefacente è che a sentire una ragazza che abbiamo conosciuto sul posto pare che la città non si fosse per niente svuotata come invece accade alle metropoli italiane durante il mese di agosto…
La città è ricchissima di luoghi da visitare, passeggiando lungo il Danubio poi si passa da una serie all’altra di paesaggi da cartolina come pochi mi è capitato di vederne. Gli spostamenti sono estremamente agevoli, i mezzi di trasporto pubblici possono sembrare obsoleti, brutti, dei residuati bellici dell’invasione sovietica, ciò nonostante funzionano BENISSIMO, arrivano OVUNQUE e CHIUNQUE può utilizzarli senza perdersi. Consiglierei ai dirigenti di ATM (l’azienda che cura i trasporti pubblici di Milano) di farsi un giro in Ungheria, avrebbero molto da imparare…
Il cibo è ottimo, forse un po’ pesantino e sostanzioso, ma comunque non troppo strano per un palato italiano. I prezzi in generale sono molto abbordabili, il costo della vita rispetto all’italia è molto più basso, con meno di 8-10 euro si cena da nababbi in un ristorante in centro assaggiando specialità locali, non certo fish & chips…
Consiglio fortemente di passare per uno dei tanti bagni termali di cui Budapest è ricca, non costano molto e sono un vero toccasana, soprattutto se, come è successo al sottoscritto, avete camminato per tutto il giorno, avete vesciche di dimensioni fantozziane sotto i piedi e le ossa sembrano staccarsi a andare per conto loro…

La seconda meta del viaggio è stata Pécs; posta nel sud del paese si tratta di una città che ha subito innemerevoli invasioni, soprattutto culturali, a causa della sua posizione geografica.
Ne avevamo sentito parlare come della perla culturale dell’Ungheria, vi siamo arrivati pieni di aspettative, apparentemente tutte riconfermate dall’elevato numero di turisti… ce ne siamo andati come programmato dopo due giorni con un atroce dubbio: che ci stavano a fare tutti quei turisti?
Avevamo programmato di andare in avanscoperta il giorno dell’arrivo, per poi visitare con cura le attrazioni principali il giorno successivo; alla fine ci siamo resi conto che le attrazioni erano talmente poche, e la città talmente piccola che la mezza giornata di avanscoperta è ampiamente bastata per esplorare tutto con cura. Non vi dico la delusione e la noia il giorno successivo…

L’ultima tappa del viaggio è stata Siófok, posta sul lago Balaton, per gli ungheresi equivale alla nostrana Rimini, località balneare dal clima piacevole e dalle innemerevoli attrazioni turistiche.
Effettivamente le aspettative non sono state per niente deluse, Siófok ha tutto quello che si può aspettare da una località balneare, il tipico vialetto pieno di bancarelle e negozi, ristoranti ovunque, sale gioco, attrazioni per giovani (ogni sera sulla spiaggia vengono allestite diverse discoteche) e meno giovani (con concerti e degustazioni di specialità locali).
Due giorni che sono serviti a ricaricare le pile, ne avevamo proprio bisogno, soprattutto perchè la conclusione della vacanza prevedeva un viaggio fantozziano in treno fino all’Italia, 11 ore di viaggio per coprire meno di 600 Km, un vero record…

E ora godetevi un po’ di foto

25/08/2006

Il nano pelato

Berlusconi contro la società multietnica
“L’Italia cattolica deve essere degli italiani”
(Tratto da Repubblica.it)

E’ curioso notare come il nano pelato non perda mai la sua vena populistica, mettetelo in mezzo a una folla di integralisti cristiani (stile meeting CL di questi giorni) e lui vi dirà esattamente quello che vogliono sentirsi dire, mettetelo in mezzo a gente che si spacca la schiena 10 ore al giorno sui cantieri e (se non lo prendono a sprangate…) e lui dirà loro qualcosa di azzeccato, quasi come se avesse lavorato pure lui tra di loro e avesse passato la vita tra betoniere e carriole piene di malta.

E’ stupefacente vedere la sua versatilità, la sua sfacciataggine nel prendere per il culo chiunque, i suoi sostenitori la chiamano capacità comunicativa…. sarà, ma a me sembra tanto un leccare l’una o l’altra parte, un opportunismo bieco e spudorato, se almeno lo ammettesse dimezzerebbe nel giro di 24h le persone che non lo sopportano, perlomeno dimostrerebbe una volta tanto un po’ di onestà…

A proposito di onestà, mi è tornato alla mente un fantastico articolo, forse l’unico articolo frutto di un vero reportage giornalistico che sia mai apparso tra le pagine della Padania, quando era ancora un quotidiano leghista, prima che abbassasse i pantaloni e offrisse le proprie grazie al suddetto nano pelato…
Era composto da dieci semplici domande, dirette, spiazzanti, 10 domande al Sig. Berlusconi che mettessero in luce gli aspetti più contorti, inspiegabili e misteriosi che hanno permesso all’esimio da Arcore di diventare quello che è oggi, ve lo ripropongo dato che è impossibile trovarle sul sito della Padania, sperando che l’indicizzazione di google faccia ancora una volta il suo corso, imparziale e impietoso :)

  1. Il 26 settembre 1968, la sua Edilnord Sas acquistò dal conte Bonzi l’intera area dove lei, signor Berlusconi, edificherà Milano2. Lei pagò il terreno 4.250 lire al metro, per un totale di oltre tre miliardi di lire. Questa somma, nel ’68, quando lei aveva 32 anni e nessun patrimonio familiare a disposizione, era di enorme portata. Oggi, tabella Istat alla mano, equivarrebbe a oltre 38.739.000.000 lire. Dopo l’acquisto, lei aprì un gigantesco cantiere edile, il cui costo arriverà a sfiorare i 500 milioni al giorno, che in 4-5 anni edificherà l’area abitativa di Milano2. Tutto questo denaro chi gliel’ha dato, signor Berlusconi? Chi si nascondeva dietro le finanziarie di Lugano? Risponda.
  2. Il 22 maggio 1974 la sua società Edilnord Centri Residenziali Sas compì un aumento di capitale che così arrivò a 600 milioni di lire (4,8 miliardi di oggi. Fonte Istat). Il 22 luglio 1975 – un anno dopo – la medesima società eseguì un altro aumento di capitale passando dai suddetti seicento milioni a due miliardi (14 miliardi di oggi. Fonte Istat). Anche in questo caso, che è solo l’esempio di alcune delle tante e fortissime ricapitalizzazioni delle sue società, signor Berlusconi, vogliamo sapere da dove e da chi le sono pervenuti tali ingentissimi capitali in contanti. Se lei non lo spiega, signor Berlusconi, si è autorizzati a ritenere che sia denaro di dubbia origine, denaro dall’orribile odore.
  3. Il 2 febbraio 1973, lei, signor Berlusconi, fondò un’altra società: la Italcantieri Srl. Il 18 luglio 1975 questa sua piccola impresa diventò una Spa, con un aumento di capitale a 500 milioni. In seguito, quei 500 milioni diventeranno 2 miliardi, e lei farà in modo da emettere anche un prestito obbligazionario per altri 2 miliardi. Nell’arco di nemmeno tre anni, una sua società forte di un capitale di 20 milioni, appunto Italcantieri Srl, si trasformerà in un colosso, moltiplicando per 100 il suo patrimonio. Come fu possibile? Da dove prese, chi le diede, in che modo entrò in possesso, signor Berlusconi, di queste fortissime somme in contanti? Risponda. Lo spieghi.
  4. Il 15 settembre 1977 la sua società Edilnord Sas, signor Berlusconi, cedette alla neo-costituita Milano2 Spa tutto il costruito di Milano2 più alcune aree ancora da edificare. Tuttavia, quel giorno lei decise anche il contestuale cambiamento di nome della società acquirente. Infatti l’impresa Milano2 Spa cominciò a chiamarsi così proprio in quella data. Quando fu fondata a Roma, il 16 settembre ’74, rispondeva al nome Immobiliare San Martino Spa, «forte» di lire 1.000.000 di capitale e amministrata da Marcello Dell’Utri, il suo «segretario». Sempre il 15 settembre 1977, quel milione di salirà a 500, il 19 luglio 1978 a due miliardi. Un’altra volta: tutto questo denaro da dove arrivò?
  5. Signor Berlusconi, il cuore del suo impero, la notissima Fininvest, lei sa bene che nacque in due tappe. Il 21 marzo 1975 a Roma lei diede vita alla Fininvest Srl, venti milioni di capitale, che l’11 novembre diventeranno 2 miliardi con il contestuale trasferimento della sede a Milano. L’8 giugno 1978, ancora a Roma, lei fondò la Finanziaria di Investimento Srl, soliti 20 milioni, amministrata da Umberto Previti, padre del noto Cesare. Il 30 giugno 1978, quei venti milioni diventeranno 50, e il 7 dicembre 18 miliardi (81 miliardi di oggi). Il 26 gennaio 1979 le due «Fininvest» si fonderanno. Ebbene, questa gigantesca massa di capitali da dove arrivò, signor Berlusconi?
  6. Signor Berlusconi, lei almeno una volta sostenne che le 22 holding alla testa del suo impero societario vennero costituite da Umberto Previti per pagare meno tasse allo stato. Nessuno dubiterà mai più di queste sue affermazioni, quando lei spiegherà per quale ragione affidò consistenti quote delle suddette 22 holding alla società Par.Ma.Fid. di Milano, la medesima società fiduciaria che nel medesimo periodo gestì il patrimonio di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra e grande riciclatore di soldi sporchi per conto di Alfredo e Giuseppe Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Carmelo Gaeta e altri boss della mafia siciliana operanti a Milano. Perché la Par.Ma.Fid.?
  7. E’ universalmente noto che lei, signor Berlusconi, come imprenditore è nato col «mattone» per poi approdare alla tivù. Ebbene, sul finire del 1979, lei diede incarico ad Adriano Galliani di girare l’Italia ad acquistare frequenze televisive, ed infatti Galliani si diede molto da fare. Iniziò dalla Sicilia, dove entrò in società con i fratelli Inzaranto di Misilmeri, frazione di Palermo, nella loro Retesicilia Srl. Soltanto che Giuseppe Inzaranto, neo-socio di Galliani, era anche marito della nipote prediletta di Tommaso Buscetta, che nel 1979 non è un «pentito», è un boss di prima grandezza. Questo lei lo sapeva, signor Berlusconi? Sapeva di aver sfiorato i vertici della mafia?
  8. E’ certo che a lei, signor Berlusconi, il nome dell’Immobiliare Romana Paltano non può risultare sconosciuto. Certo ricorda che nel 1974 la suddetta società, 12 milioni di capitale, finì sotto il suo controllo amministrata da Marcello Dell’Utri. Fu proprio sui terreni posseduti da questa immobiliare che lei edificherà Milano3. Così pure ricorderà, signor Berlusconi, che nel ’76 quel piccolo capitale di 12 milioni salirà a 500 e il 12 maggio 1977 a 1 miliardo. Inoltre lei modificherà anche il nome a questa impresa, che diventerà la notissima «Cantieri Riuniti Milanesi Spa». Ancora una volta: da dove prese, chi le fornì i 988 milioni (5 miliardi d’oggi) per quest’ennesima iniezione di soldi?
  9. Lei signor Berlusconi, certamente rammenta che il 4 maggio 1977 a Roma fondò l’Immobiliare Idra col capitale di 1 (un) milione. Questa società che possiede beni immobiliari pregiatissimi in Sardegna, l’anno successivo – era il 1978 – aumentò il proprio capitale a 900 milioni di lire in contanti. Signor Berlusconi, da dove arrivarono gli 899 milioni che fecero la differenza? E poi: da dove, da chi, perché lei entrò in possesso delle stratosferiche somme che le permisero di far intestare all’Immobiliare Idra proprietà in Costa Smeralda – ville e terreni – il cui valore è da contarsi in decine di miliardi? Dica la verità, signor Berlusconi. Sveli anche questo mistero impenetrabile.
  10. Signor Berlusconi, in più occasioni lei ha usato – vedi l’acquisto dell’attaccante Lentini dal Torino Calcio, ad esempio – la finanziaria di Chiasso denominata Fimo. Anche in questo caso, come in precedenza per la finanziaria Par.Ma.Fid., ha scelto una società fiduciaria al cui riguardo le cronache giudiziarie si sono largamente espresse. La Fimo, infatti, era la sede operativa di Giuseppe Lottusi, riciclatore di soldi sporchi dalla cosca dei Madonia, e Lottusi il 15 novembre del 1991 verrà condannato per questo a 20 anni di reclusione. Ebbene, la transazione per l’acquisto di Lentini, tramite la Fimo, avvenne nella primavera del 1992. Perché la Fimo, signor Berlusconi?

24/08/2006

Table Tennis (by Matthia)

Beccatevi questo ottimo My2Cents da parte del prode Matthia e godete forte, vale più di tante recensioni della tanto blasonata stampa specializzata 

PREMESSA
So che è una premessa che ho già fatto precedentemente, ma devo cmq riportarla nuovamente poiché doverosa… innanzitutto perché il gioco è ‘particolare’… si, perché non stiamo parlando di un FPS o di un RPG ma di un gioco di sport… e non di calcio o formula 1 ma di tennis tavolo o, più comunemente detto, ping pong. Quindi vedo chiunque a partire giustamente prevenuto nel giudicare o toccare con mano un… gioco da ping pong. Forse è anche per questo che Rockstar di San Diego ha deciso di vendere un gioco del genere non a prezzo ‘pieno’, e cioé i soliti 65€ medi di un gioco per xbox360 ma un quasi budget-game a 39.90€, sia per la particolarità del titolo sia perché ha una gestazione meno impegnativa rispetto a tanti altri tipi di gioco.
Forse io parto un pò meno prevenuto di una persona ‘media’, poiché il ping pong mi è sempre piaciuto. Adoravo quando ‘si portava’ quei 15 anni fa quando ero adolescente, quando fra amici e cugini era diventata la mania del momento diventare sempre più forte in questo sport, trovare un tavolo a disposizione nei lidi e nelle sale giochi più vicine. Mi ricordo che un mio cugino si faceva prendere talmente da inventare nuove stupide e folkloristiche battute :) ed inoltre comprare addirittura racchette semi-professionali.
Passati quegli anni, adesso per fortuna mi ritrovo a giocare nuovamente a ping pong da qualche mese grazie all’invenzione di una mia collega di riciclare i tavoli della sala riunioni in ufficio come tavolo da ping pong (ovviamente dopo aver comprato la rete), quindi mi ritrovo a divertirmi quasi ogni giorno con qualche sfida durante l’ora di spacco in ufficio :)
Ovviamente, e questo non dovrei neanche dirlo, gioco a livello amatoriale, mooolto amatoriale, diciamo il classico giocatore da partitella estiva al tavolo da ping pong del lido, se così vogliamo dire ^_^
Non essendo questa una vera recensione, non ho nè voglia di costruirla nè di impostarla, e per questo che spesso mi rifugio in paragrafi senza ordine parlando esclusivamente degli argomenti che io reputo più importanti come grafica, gameplay, conclusioni, etc… passo così ad elencarli in ordine sparso:

GRAFICA
Una cosa ho capito ed è che la next-gen grafica finora l’abbiamo vista solo nei titoli sportivi e, sebbene sia un fatto ovvio visto la natura stessa dei titoli che non necessitano di grossi aree di gioco, molti modelli da definire, etc… come in altri giochi, mi è cmq parso un pò troppo evidente lo stacco tra sportivi graficamente eccelsi e FPS/Action/Etc… invece piuttosto poco next-gen. Ad ogni modo, anche Table Tennis come titolo sportivo rientra nei giochi graficamente spettacolari e next-gen. Pur avendo come “diretto concorrente” quel Fight Night 3 che è forse di due generazioni avanti a qualsiasi altra cosa fatta vedere, il gioco Rockstar si difende egregiamente. Certo, FN3 deve contare anche su ring e spalti molto ampi e ben visibili da calcolare, mentre in TT l’ambiente circostante è molto limitato e, come da riprese televisive, è ben oscurato tale da far sembrare gli spettatori delle silouhette. D’altra parte parquet, tavolo, racchette e poco altro sono top-notch con delle riflessioni traslucide e veritiere incredibili su pavimenti laccati o su esposizioni di luce sulle racchette in particolari angolazioni, tali da far notare anche la superficie poco liscia sul rivestimento gommoso della racchetta. Passando invece ai giocatori, sono realizzati benissimo. Ripeto non hanno l’incredibile cura ultra-realistica come in FN3 ma sono cmq spettacolari, anche se hanno un tratto meno fotorealistico e più da “modello costruito in 3D”, se mi passate il termine. Ad ogni modo, potrete guardarli meglio nelle zoomate durante i replay o piccoli sketch durante la partita o meglio nella sezione dei personaggi. Sebbene non abbiano faccie fotorealistiche, il dettaglio è impressionante, le movenze delle espressioni (seppur poche) sono ottime, e quel leggero e ben usato gioco di luce riflette la pelle in maniera adeguatissima, anche quando comincia a comparire il sudore dopo qualche giocata più esaustiva. Non così fotorealistico e ‘pesante’ come in NBA Live! di EASports, ma come per prima, diciamo piuttosto adeguato.
Una cosa di sicuro TT diventa come metro di paragone è la fisica applicata ai vestiti. Mai prima d’ora ho visto un così realistico comportamente di una t-shirt adeguarsi al movimento del giocatore. Addirittura se un personaggio alza lentamente il braccio in segno di vittoria, si può notare nettamente la maglietta corta allungarsi dolcemente e la creazione di pieghe! Davvero incredibile.
La cosa che più fa ridere però, è che questo dettaglio durante le partite non si nota quasi, cioé non ci sembra di stare a giocare ad un gioco tecnicamente molto ben fatto, ma soltanto ad un qualcosa di molto pulito ed ‘adeguato’, facendo perdere così credito a quanto ci hanno lavorato su gli sviluppatori. Da ricordare infine, le splendide animazioni dei personaggio giocanti. Non so se hanno utilizzato il motion capture, ma sono realistiche, ben si sposano con il dettaglio dei modelli poligonali. Vederli evitare la palla quando si accorgono che sta uscendo fuori, oppure effettuare un passo più goffo quando non riescono a raggiungere una palla un pò troppo distante, oppure le diverse inclinazioni che effettuano quando raccolgono la palla in situazioni sempre diverse… insomma, è un gran bel vedere. Forse avrei preferito qualche caratterizzazione in più nelle esultanze di ciascun personaggio per meglio caratterizzarli, ma vabbé…
Graficamente assai sfiziose le diverse magliette sbloccabili e non per ogni personaggio, addirittura alcune che calzano corte e più attillate, mentre altre lunghe per chi se le mette da fuori o chi le sblusa all’interno del pantaloncino :) Molti anche i campi ma per natura stessa di cià che viene fatto vedere dell’ambiente circostante non ci farete troppo caso.
Non aprendo un paragrafo a parte poiché mi sembrava un pò troppo, parlo qui della fisica della pallina. Se per il vestiario è una cosa mai vista prima, anche qui siamo quasi a quei livelli. Stiamo pur sempre parlando della fisica soltanto di una semplice pallina, ma è straordinario vedere come ben si comporta molto realisticamente la palla ad ogni tocco felpato, ad una smorzata, ad una schiacciata di diversa natura, senza contare che non ha mai percorsi guidati di qualche tipo, può addirittura capitare che la pallina tocchi in qualche modo le parti sotto il tavolo stesso o ben inclinate ai tavoli. Quando la pallina viene smorzata sotto rete e cade realisticamente. Una bellezza, anche se ho ancora qualche dubbio sulla ultra-realisticità completa dei movimenti della pallina esattamente come nella controparte reale.
Musichette carine ed azzeccante, ma nulla di particolare e nessuna che potrebbe diventare nel vostro cervello come il tormentone dell’estate :)

GAMEPLAY
E’ questa l’arma vincente di questo titolo ‘anonimo’. Quando vidi i primi video di questo gioco, ancor prima che dovesse uscire, ero mooolto dubbioso (ma mi ricordo che anche altri lo erano esattamente, almeno per una cosa…) in quanto la velocità degli scambi durante una partita erano nettamente inferiori alla controparte reale. E francamente vedere degli scambi ‘al rallentatore’ in una partita di ping pong non è certo bello. Altra cosa che a me personalmente dava fastidio è che immaginando il gioco più simulatore che arcade, il fatto di vedere di poter fare troppi scambi (vedevo anche giocate da oltre 60 scambi nei video) era decisamente poco realistico vista la natura del ping pong. Certo, m’immaginavo come potesse essere un simulatore di ping pong, insomma rendere impegnativa col joypad una risposta adeguata e reale al tocco della palla invece che con la racchetta, ok, ma poi poter vedere che al semplice click di un pulsante potessi rispondere ad una battuta… bé… ma ben presto tutti questi dubbi sono svaniti quasi come per magia.
Se per la velocità della pallina è leggermente ritoccata verso il basso nelle fasi ‘normali’ della partita, questa comincia a salire prepotentemente durante le fasi di concentrazioni dei giocatori e quando cominciano a colpire con maggiore potenza la pallina. Se diciamo le fasi, come le ho chiamate prima, ‘normali’ sono la fase di studio della partita, di accumulo della concentrazione e del classico palleggiare, la fase di attacco (dall’altra parte difesa) e/o del rischio del giocatore sono quelle dove la palla acquista velocità e rende più difficile piazzarla (in alcuni casi per chi attacca) ed in maniera equivalente più difficile recuperala (per chi difende). Non parliamo poi quando entrambi i giocatori entrano in modalità di concentrazione massima, dove tutto si oscura attorno a loro e vengono puntati a mò di rilettore solo il tavolo con velocità forsennate della pallina che schizza da un lato all’altro del campo dove la percezione non è tanto il solo prendere la pallina quanto doverla piazzare con un tocco rischioso in modo da interrompere la lunga serie di scambi frenetici e fare il punto.
Il secondo dubbio relativo alla frequenza degli scambi visto la natura arcade che presentava nei video si è anch’essa dileguata giocando il gioco più a fondo. Diciamo che il gioco non è arcade e non è, nel modo che posso avere in mente io, una piena simulazione, ma decisamente una precisa via di mezzo. E’ arcade perché è fin troppo facile toccare la pallina e mantenerla in campo, infatti basta la semplice pressione di un tasto (se si usano i 4 pulsanti per gli effetti), ma diventa simulativo nella padronanza del gioco. Il motto della software house in questo gioco è “Easy to play, hard to master”, cioé chiunque può iniziare a giocare, è facile, molto facile, ma diventa dura assimilare il gioco vero e proprio e cominciare a padroneggiarlo a cercare di usare al meglio il proprio personaggio, quando e come saper rischiare la palla, etc… Se mi permettete un paragone, è quando a mare una persona sa galleggiare nell’acqua (in TT sarebbe il palleggiare dell’easy to play), mentre è ben diverso chi sa nuotare, chi è, ad esempio, un campione nello stile libero (in TT sarebbe l’hard to master).
Ebbene Rockstar ha fatto centro poiché se è fin troppo banale palleggiare, diventa molto più eccitante e remunerativo cominciare a capire come diversificare il gioco, le tattiche.
Ecco, le tattiche, molto si sono lamentati che ci fossero solo personaggi già preconfezionati con le proprie statistiche ed abilità già fatte, mentre avrebbero preferito un tool per la costruzione del proprio personaggio (che sta quasi diventando una moda: Oblivion, Fight Night 3, Top Spin 2…). Eh si, sebbene questa avrebbe portato una più alta varietà degli scontri tra personaggio e personaggio, è anche vero che questo può anche non essere un difetto. Insomma, saper utilizzare il proprio personaggio con pregi e difetti, diventa quasi un gioco scacchistico. Pensate che in un picchiaduro, ad esempio, si impara ad usare bene i personaggi con abilità peculiari per gusto e propria inclinazione ed a saperlo sfruttare contro altri di sua conoscenza e non. Bé, qui funziona allo stesso modo.
C’è chi predilige potenza e schiacciate di diritto e si prenderà Jasper, o chi giocatori più a 360° in attacco e difesa come Jurgen, o giocatori lenti, difensivi ed impostati sugli effetti come Kumi.
A volte ti sembra di diventare fortissimo quando sai usare i pregi del tuo personaggio preferito e conosci i punti deboli del tuo avversario (mi è capitato molto volte usando Solayaman contro il famoso schiacciatore Jesper), ma quando ti accorgi che il tuo avversario non solo sa le stesse cose che sai tu ma sa anche dosare le abilità di ciascuno ed improntare le giuste tattiche ed i tempi giusti ti rendi conto che l’hard to master non è ancora alla tua portata.
A proposito, il giocatore spesso si muove più goffamente di quanto potrebbe essere nella realtà quando prova un recupero di lato, ma questo è un modo per rimanere nel mondo del ping pong. Sarebbe stato poco consono e realistico vedere un giocatore muoversi agevolmente da un lato all’altro del tavolo per recuperare dei laterali dell’avversario. Non è tennis questo… è table tennis :)
Ah, molto carino lo stile delle interfaccie e bisogna aggiungere che per ogni partita con cambiamento di personaggio e/o luogo ci vuole un 10 secondi abbondanti per cominciare la partita. Non è di certo poco tempo, ma non dà neanche troppi grattcapi.
Stimolante, soprattutto nel single player, sbloccare gli oggetti come magliette, campi e personaggi, ma a qualche professionista (non di certo io che non ne capisco nulla) sarebbe piaciuto poter scegliere ed applicare componentistiche alla racchetta come la gomma ed altro, ma qui secondo me l’ago che punta tra l’arcade e la simulazione si sarebbe direzionato abbondantemente su quest’ultima.

SINGLE PLAYER vs MULTIPLAYER
Il vero fulcro di questo gioco è ovviamente il multiplayer, come qualsiasi altro gioco sportivo, dai, è inevitabile.
Il single player di TT si compone di quattro campionati slegati senza campagne o trame, di difficoltà crescente e con lo sblocco di nuovi personaggi. Se i primi due campionati sono veramente troppo facili, dal terzo il gioco s’impenna come difficoltà. A seconda del personaggio che userete troverete parecchie difficoltà con altri avversari o vie più agevoli con altri. L’AI si dimostra discreta: l’avversario della CPU sembra arrabbiarsi e scatenarsi se sta in difficoltà, ma non troppo spesso riesce a capire i giochetti o le giocate ripetitive che gli si fanno contro.
Il multi invece è un toccasana: quasi mai lag online, si fanno mini-tornei a tempo fra 4 giocatori, si scalano le classifiche annuali, settimanali, fra amici, mondiali e soprattutto ci si può scontrare con giocatori seri ed imprevedibili. Un peccato che non vengano mostrati il ranking dell’avversario ed i dati della partita impostata da chi ospita il game prima del match da accettare.

CONCLUSIONE
Il portafoglio titoli dell’xbox360 sta crescendo man mano e non di poco, ma personalmente stento ancora a trovare pezzi da 90 in circolazione, sono ancora pochissimi: Oblivion, GR:AW… ma stranamente un semplice gioco da ping pong rientra a far parte di questi pochissimi hits, aumentando i giochi di eccellenza a disposizione della prima macchina next-gen presente sul mercato.
Table Tennis è una piacevolissima sorpresa. Nel suo “piccolo gioco” è (quasi)perfetto. Molti l’hanno definito il Winning Eleven del ping pong… per me è un pò esagerato come paragone visto che il gioco del calcio è ben più difficile e complesso da trasportare in un gioco, ma potrebbe anche calzare…
TT sarebbe potuto essere un divertimento pazzesco col 2 vs 2 innalzando ulteriormente la bontà di questo titolo, ma purtroppo Rockstar ce l’ha negato. Forse in un eventuale seguito anche se vista la struttura del gameplay lo vedo come un difficile inserimento. Ad ogni modo sarebbe l’unico motivo per me per poter acquistare un eventuale seguito.
TT quindi è un gioco tanto semplice tanto divertente ed impegnativo, che tranquillamente potrebbe far gola anche a chi pensa che sia stupido dover comprare un gioco di ping pong, perché diventa a poco a poco un altro bel gioco sportivo da giocare con gli amici o online. Se vi va qualcosa di più complesso e lungo opterete, ad esempio, per il classico calcio della Konami, ma se volete qualche sfida più veloce (veloce si fa per dire, una giocata da 21 per 3 set ci potreste impiegare un casino :)), e per certi versi meno impegnativa (anche se le sudate reali ci sono anche qui, eh :P), bé TT è il gran gioco di xbox360.

PREGI
– Immediatezza, facilità e profondità allo stesso tempo;
– Grafica pregevolossima e next-gen;
– Uno dei migliori utilizzi della fisica (pallina e vestiti) mai applicati;
– Online senza lag;
– Ha il fascino dei giochi nostalgici: tutto gameplay e sostanza :P;

DIFETTI
– Manca il 2 vs 2 (il più grosso difetto del gioco);
– Tool creazione nuovo personaggio (non necessariamente può essere considerato un difetto);
– Manca una modalità carriera;
– Graficamente ha uno stile meno realistico rispetto al peso massimo Fight Night 3 (ingiusto paragone :P);

VOTO GLOBALE
92/100

01/08/2006

Animali

Ho appena letto un un blog di Kataweb, l’autrice dopo aver parlato di vivisezione ed esperimenti sugli animali si è dichiarata convinta a diventare vegetariana…
Vi confesso che questa cosa mi ha sempre lasciato un po’ perplesso, e non mi riferisco tanto al diventare vegetariani in se (questo posso anche capirlo, è scientificamente provato che cibarsi di soli vegetali eviti di incorrere in tantissimi problemi), mi riferisco a questa specie di sensibilità verso gli animali in pieno stile Studio Aperto…

Sarà che sono sempre vissuto in campagna e che la vista di animali (vivi o morti) non è mai stato un problema, sinceramente non riesco a capire le scene strazianti di fronte agli agnellini destinati al macello o a qualche cane legato alla catena, li ho sempre considerati animali e mai persone, non ho mai pensato di maltrattare un animale(ovvero picchiarlo senza motivo o fargli mancare il necessario per vivere), semplicemente ritengo che debba essere trattato come tale, senza tutti quei vizi che purtroppo mi tocca vedere sempre più spesso…

Mi ha sempre incuriosito notare come spesso chi vive in città abbia una visione idilliaca della campagna e di chi vi abita, per poi rabbrividire di fronte all’uccisione di qualche coniglio o a qualche gallina con il “collo tirato”, di fronte a un bel piatto di polenta e coniglio però si torna tutti d’accordo :)