05/02/2008

Piccoli, piagnucolosi, viziati e soli

A chi mi riferisco? Ovviamente a noi stessi…

Chi mi conosce sa che non sono religioso, sono nato e cresciuto nel paese più cattolico del mondo, in una regione estremamente cattolica, in una provincia spudoratamente sottomessa alla chiesa cattolica e in un comune da sempre governato dalla democrazia cristiana.
Potevo non trovarmi stampigliato addosso fin dalla nascita il bollino di cristiano cattolico?

Ciò nonostante la mia non è mai stata una famiglia molto osservante o praticante, diciamo che nell'arco dell'anno gli unici obblighi religiosi sono sempre stati la processione del venerdì santo, la ricorrenza del bacio delle candele di S. Biagio e quella dell'imposizione delle ceneri. Il resto non conta, Natale o Pasqua non sono importanti, ma quelle ricorrenze vanno rispettate pena l'essere depennati dal testamento :D

Devo confessare che questi tre eventi non mi hanno mai pesato troppo, è una delle poche occasioni in cui farsi un giretto a piedi in centro all'amato paesello con i miei famigliari, ripercorrendo ogni volta le memorie storiche del borgo.
Si tratta di storie che avrò sentito da mio padre millemila volte, ma che risentirei volentieri altri milioni di volte, storie semplici di gente semplice vissuta in un piccolo paesino delle pianura padana.

Sono storie di difficoltà, di duro lavoro, di semplici piaceri e di grandi sofferenze, ma sempre vissute con qualcuno al proprio fianco, un mondo dove il concetto di solitudine e noia non esistevano proprio.
Se penso a quei tempi e li confronto con il mondo attuale onestamente non posso fare a meno di vedere quanto siamo diventati piccoli, piagnucolosi, viziati e soli…

Se si desidera qualcosa la si compra, per poi scoprire che non basta mai…
Ci si ritrova tra amici più per prassi e abitudine che per piacere…
Quando ci si ritrova con gli amici non si sa mai cosa fare…

Quand'è che siamo diventati così odiosi?!? 

SGRUNT :( 

24/12/2007

Happy fucking Christmas

Gli auguri sono di rito, siccome odio le email piene di stupide gif animate o gli odiosi ppt pesanti e inutili, preferisco postare qui i miei auguri per un sereno Natale e uno spumeggiante anno nuovo.

Auguri a tutti, a chi ha scoperto da poco questo piccolo angolo di follia kender, a chi lo conosce da tempo, auguri a chi ha partecipato commentando e a chi ha solo lurkato, auguri a chi si chiede cosa diavolo mi spinga a spendere fiumi di parole per my2cents e a chi invece li legge fino in fondo e partecipa scrivendoli.

A tutti voi un metallico HAPPY FUCKING CHRISTMAS!

…long live and prosper and may the force be with you!

 

christmas yoda

 

10/12/2007

Otis Redding

Esattamente 40 anni fa, il 10 dicembre 1967, l'aereo che trasportava il grande Otis Redding precipitava presso nel lago Monona nei pressi di Madison, nel Wisconsin.
Giunse così tragicamente la fine di uno dei più grandi, ineguagliabili interpreti musicali del ventesimo secolo, lasciò questo mondo a soli 26 anni insieme a sei membri della sua band.
Ci hai stegato con l'atmosfera e il calore della celebre "(Sittin' on) the Dock of the Bay", ci hai appassionato con la bellissima "These Arms of Mine", ci hai fatto muovere con la fantastica "Mr. Pitiful", e poi ancora, ancora, ancora…

Ti meriti un posto speciale la dove ti trovi ora, Kharan bea Reorx Otis, gli amici si ritrovano in Reorx.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=GGlKJDEI1Nk] 

08/12/2007

Good vibrations

good vibrationsGiusto ieri sera stavo discutendo con amici riguardo a web 2.0 e fenomeni annessi e connessi, si parlava di interattività, di ajax, di social networking etc etc…
Sapete bene che mi considero un vecchio matusa, un povero kender di campagna che si arrabatta in un mondo pieno di novità, oltretutto con le borse a tracolla pesanti, piene di cose interessanti e curiose per le quali non riesco mai a trovare il tempo; per cui non vi sorprenderete se mi metto a vaneggiare sui bei tempi andati e sulla decadenza del panorama attuale :)

Social networking, mi raccontavano di una nuova appliance per iPod Touch, sostanzialmente un client per Facebook, una applicazione web in grado di mettere in contatto migliaia di persone e di condividere i propri contatti creando una vera e propria rete.
Detto in parole povere: sbandierare i "cazzi propri" al mondo e metterli a disposizione del mondo intero.

Vi confesso che la cosa mi ha un po' allarmato…
Sono "cresciuto" sulla rete nel periodo in cui per connettersi si pagavano ancora gli abbonamenti ai provider (pensate un po' 300.000 £ l'anno a cui andavano sommati i costi di traffico telefonico, sembra passato un secolo…), era un mondo nuovo, un universo da scoprire, ma che fin dall'inizio aveva delle regole precise.
Anzitutto ognuno era responsabile per se stesso e doveva provvedere ai suoi bisogni, se non sapevi qualcosa cercavi un how-to, una faq o della documentazione; c'erano luoghi di discussione ma non erano semplici luoghi dove elemosinare facili dritte, la risposta tipica ad una richiesta di aiuto era spesso una url che portava alla documentazione… Una delle regole auree era "chiedere è lecito, rispondere è cortesia" ma tutto fatto seguendo precise norme, la quotatura, la netiquette (parola MAGICA, ora nessuno sa più cosa voglia dire…), etc etc…
Era un mondo in cui o ti facevi le ossa per conto tuo o finivi massacrato, andando su irc (specialmente sui network un po' underground) si imparava molto presto (e a forza di disconnessioni del modem…) cos'era uno smurf, come usare un firewall, cos'è e come usare un proxy per evitare di far vedere i sorci verdi al fido 56k.
Si imparava che l'identità sulla rete, il proprio nick ad esempio, era sacro e inviolabile, si litigava per avere una propria identità, e si stava ben attenti a non far trapelare nulla del nostro io offline nel mondo online. Questo non tanto per deliri schizofrenici, ma perchè si era pienamente coscienti che la rete è uno strumento potente ma insidioso, da usare con attenzione per evitare spiacevoli sorprese, la separazione tra le due sfere era vista come una sorta di difesa naturale e necessaria.
Prendete i gravissimi problemi che si stanno sperimentando ora legati alla diffusione di dati personali sensibili, a informazioni che hanno immediato e gravissimo impatto sulla propria vita reale (due esempi banali, i dati di accesso ai servizi di home banking o il numero di carta di credito…), riguardo a tutti questi problemi pensate a quanto erano lungimiranti le paranoie legate all'identità in rete che si facevano in quel periodo…

Al di la dei dettagli più o meno coloriti, le cose importanti erano i principi, ad esempio l'imparare a "grattarsela da soli", la separazione tra quello che sei in rete e quello che sei fuori dalla rete, l'educazione e il non dare mai niente per scontato.

Ora mi guardo in giro e vedo tecnologie fantastiche e luccicanti, poi guardo dietro la facciata (magari stupenda, sia in termini visivi che di logica o tecnica di sviluppo) e trovo spesso la stessa e identica logica di tanti vecchissimi servizi nati durante i bei tempi andati.
Magari sono cambiati solo i nomi, le vecchie community o i webring sono diventati i network, i siti sono diventati spazi personali, irc è diventata una chat superglobale che mille funzioni accessorie, i newsgroup sono diventati forum giganteschi, etc etc…
Non solo, tutte queste cose bellissime sono permeate da una cacofonia, da un caos tale da rimanere assordati, spesso sui forum regna l'arroganza del pretendere risposte non dovute, un'ignoranza totale delle più banali regole di comportamento e di educazione, un uso spregiudicato di strumenti e tecnologie senza avere la più pallida idea dei rischi che comportano o del loro basilare funzionamento.

Non so, sarà il mio disorientamento rispetto a una rete che faccio fatica a riconoscere, sarà l'inevitabile effetto dato dalla massificazione di questa tecnologia, sta di fatto che tutto questo non mi sta dando affatto delle "good vibrations" :\

13/11/2007

La zanzara

la zanzaraIeri è successo qualcosa di grave, un ragazzo innocente ci ha lasciato le penne.
Vi riporto la mail che ho inviato a una trasmissione molto interessante di Radio24, il programma si chiama appunto "La Zanzara" e raccoglie gli interventi liberi di tanti ascoltatori che esprimono senza censure il loro punto di vista.

Gentile Sig. Cruciani, sono un suo ascoltatore (purtroppo occasionale) e le scrivo da Bergamo.
Ho seguito la discussione di questa sera con particolare interesse per gli interventi riguardanti i recenti e tragici eventi avvenuti ieri e che hanno scosso il mondo del calcio. La prego di non considerarmi il bastian contrario di turno, prendo solo alla lettera la descrizione presente sul vostro sito "l'arena dove il primo comandamento è parlare chiaro".

Volevo fare presente alcuni aspetti che secondo me gran parte dell'opinione pubblica sta ignorando, mi riferisco specialmente alle generiche accuse di bestialità o violenza delle tifoserie definite Ultrà.
Forse gran parte del pubblico ignora il fatto che sono proprio i gruppi di tifo organizzato, gli Ultrà, a garantire ordine nelle curve degli stadi; a costoro (e magari anche al ministro dell'Interno) andrebbe fatto presente che, nonostante i controlli e i tanto osannati tornelli, nelle curve degli stadi ci sono orde di ragazzini che riescono ad entrare con quantità industriale di marijuana e hashish,oppure bottiglie di plastica piene di vino o birra. Io non condanno queste pratiche (ognuno è libero di farsi del male come meglio crede…), il problema è che questi ragazzini si sballano all'inverosimile nascondendosi nella folla, e in preda agli effetti di queste sostanza devastano, invadono i campi, lanciano petardi e fumogeni.
Che ci crediate o no, sono proprio i gruppi Ultrà a frenare costoro, a bloccarli, a prevenire il caos e tutti quegli episodi tanto (e giustamente) stigmatizzati dall'opinione pubblica – si veda a tal proposito il recente episodio del tifoso juventino "bombarolo" consegnato dalla curva alla polizia…
Non si tratta certo di timide educande, ci mancherebbe, forse i modi di opporsi a codesti facinorosi possono sembrare violenti o esagerati essi stessi, ma è una forma di autocontrollo e autoregolamentazione che altrimenti nessuno farebbe, ne la polizia (che se ne vede bene dall'entrare nelle curve), ne i cosiddetti stewart (ultima geniale trovata utile solo ad appaltare questi servizi a società amiche di presidenti e personaggi noti…).
Tutto questo senza considerare poi le innumerevoli attività benefiche promosse dalle curve degli stadi, la tanto crocifissa Curva Nord atalantina ad esempio ha raccolto fondi e costruito asili e pozzi in diverse località bisognose del continente africano, e questo senza il supporto o i fondi di organizzazioni religiose o politiche… non volevo citare questi esempi per non dare l'impressione di parificare banalmente il conto con alcuni episodi violenti, ma capisce bene chela disinformazione totale che regna su questo argomento impone anche di citare questi dettagli.

Il dato di fatto è che questo non fa notizia per i media tradizionali, è più conveniente sparare a zero indiscriminatamente contro la massa identificata sotto l'etichetta di "tifo violento".
Di fronte ai problemi spesso mi domando "chi ne trae vantaggio", se pensiamo allo sgolarsi di certe trasmissioni TV o di editorialisti di testate troviamo un denominatore comune, il tifo violento da sradicare, ma non troviamo MAI un dialogo diretto con questo tifo.
Eppure i rappresentanti delle curve e delle tifoserie ci sono, perché a nessuno è venuto in mente di coinvolgerli nel dialogo su questo tema? Non mi sembra poi un'idea così complicata o strampalata…
Anzi, è una proposta talmente banale e scontata che il fatto che non sia mai stata presa in considerazione mi fa pensare alla malafede. Se poi andiamo proprio a cercare chi può trarre vantaggio dalla condanna unanime e unilaterale delle tifoserie, si potrebbe anche pensare agli
interessi miliardari (e non mi riferisco certo ai miliardi di vecchie lire) degli editori della carta stampata o ancor più delle televisioni, per le quali i tifosi sono sempre stati una autentica scocciatura…
Parliamoci chiaro, una partita giocata senza tifo per Sky o Mediaset è un vantaggio, più telecamere in campo, nessun ritardo, nessun fastidio e molta più gente pronta a pagare abbonamenti e tessere prepagate…

Ora torniamo per un attimo alla cronaca, nelle manifestazioni di sdegno dei tifosi a Milano è comparso uno striscione emblematico, "per Raciti avete fermato il campionato, la morte di un tifoso non ha significato" (mi scuso se non dovesse essere l'esatta trascrizione).
Spesso nella trasmissione di questa sera ha bollato come insensata (lo stesso ha fatto Oliviero Beha, che stimo molto come persona e come professionista) il blocco del campionato di calcio per un tragico episodio di cronaca.
Fin dalle prima trascrizioni della notizia però ammetterà che proprio i colleghi giornalisti hanno travisato l'episodio, parlando infatti di "morte di un tifoso" e sottolineando lo scontro con l'opposto gruppo di tifosi juventini (che per quanto ne sappiamo potrebbe essere nato da un graffio alla macchina nell'uscire dal posteggio, ben inteso…), questa è stata la miccia che ha fatto divampare il fuoco delle polemiche e lo scandalo nelle curve, questa è una responsabilità precisa della stampa, non nascondiamoci dietro l'evidenza.
La cronaca di quanto avvenuto a  Bergamo è stata allo stesso modo "rivisitata" dai mezzi stampa ufficiali in modo molto curioso, la protesta durante Atalanta-Milan è nata per un unico e preciso scopo, bloccare la partita.
La vita di un ragazzo (tifoso della Lazio che si stava recando allo stadio, dettaglio ricco di significato che molti hanno ignorato per cercare di non capire i gesti della Curva Nord) era stata spezzata tragicamente, così come tempo fa fu tragicamente spezzata quella dell'Ispettore Raciti, allora si decise giustamente di fermare il campionato, e così si sarebbe dovuto fare in questa occasione; e questo non per esigenze di ordine pubblico, ma semplicemente per rispetto, per pudore, per esigenze morali, perché la vita del tifoso non vale mano di quella dell'Ispettore, entrambi sono da piangere e da rispettare allo stesso modo.
La Curva Nord a mio modesto parere ha usato mezzi sbagliati (o comunque discutibili) per perseguire un fine ben preciso, magari non condivisibile, ma ben distante dalla distruzione e vandalismo fine a se stessi di cui hanno parlato i media.

Ribadisco, chi avrebbe subito maggiori danni dalla interruzione del campionato?
I tifosi? No di certo, sono stati i promotori di questa iniziativa…
Le società? Non penso, quanto può pesare economicamente una trasferta nazionale sui bilanci multimiliardari delle squadre professioniste?
La lega, figc, coni? Si tratta di organi politici, ormai completamente slegati dall'ambito sportivo…
Sky, Mediaset e le testate giornalistiche? Beh fuochino… anzi, fuoco! Del resto chi guadagna miliardi di € ogni settimana tra pay-per-view, incassi pubblicitari, e tutto il carrozzone mediatico a cui ormai tristemente ci siamo abituati?
A chi sono in mano i media che così violentemente si scagliano contro le tifoserie? Non è forse vero che uno stadio senza tifo è un palcoscenico più comodo dove piazzare sempre più telecamere e dove idolatrare ad ogni occasione i soliti campioni della domenica per offrire nuovi servizi a pagamento?

Non pretendo certo di farmi portavoce della verità unica e indissolubile su questo annoso problema, spero però di aver portato alla discussione un punto di vista diverso su cui riflettere.

Cordiali saluti 

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