21/03/2013

Overdose da fps

Dopo l’overdose da mmorpg degli ultimi due anni posso dire di essermi disintossicato da Lotro, ho rigiocato con piacere l’ultima espansione (Riders of Rohan) vivendo però un’esperienza di gioco unicamente single player.

Ho portato al nuovo cap ben due personaggi e non ho percepito la minima curiosità nei confronti dei contenuti di gruppo, istanze o raid che fossero, anzi il solo pensiero di arrovellarmi con tutte le varie fasi preparatorie al gioco di gruppo (gruppare, aspettare i ritardatari, elemosinare pg per fullare il gruppo, spiegare l’istanza, wipe e retry di rito etc etc etc…) mi ha fatto venire quasi la nausea.
Ovviamente tutto questo non ha nulla a che fare con i simpaticissimi e disponibilissimi compagni di kindship, è un problema mio con il gioco, nulla a che fare con le persone fantastiche con cui mi sono divertito negli ultimi 2 anni :)

Ora sono tornato al sano, onesto, doveroso impegno videoludico single player, in particolare nelle ultime settimane mi sono baloccato con una sfilza di fps che stazionavano da fin troppo tempo nella mia “to-play list”, per la precisione: Call of Duty Black Ops, Call of Duty Black Ops 2, Crysis 2 e Farcry 3.

codboNon sono mai stato un fan della serie CoD, ho sempre apprezzato l’impronta cinematografica delle campagne single player di questa serie, ciò nonostante non posso esimermi da fare una considerazione altamente scientifica sul primo Black Ops: è una merda!
Credo si tratti di uno dei capitoli della serie con la campagna SP più lunga in assoluto, il che non sarebbe necessariamente un difetto anzi dovrebbe essere un piacevole miglioramento (visto che mediamente i CoD durano meno di una giornata lavorativa…), il problema è che il gioco è talmente tedioso, lento, tecnicamente raccapricciante (siamo a livelli del primo storico Half Life per capirci) e inconsistente che la durata non fa che rendere l’esperienza di gioco una lunga e interminabile agonia.
L’unico aspetto positivo sono le armi a disposizione del giocatore, tante, variegate e abbastanza divertenti da usare, un piacere che però è ben poca cosa rispetto alla tristezza immane che trasmette questo titolo.

codbo2Al contrario devo confessare di essere rimasto positivamente colpito da Black Ops 2, tecnicamente non eccelso ma piacevole (a tratti perfino sorprendente), sequenze di gioco adrenaliniche e abbastanza variegate, una trama che riprende il predecessore colmando alcuni vuoti narrativi.
Tutto sommato un gioco ben fatto, offre esattamente quello che un fan della serie si aspetta aggiungendo però alcuni elementi di personalizzazione sull’equipaggiamento e un inventario di armi di tutto rispetto. Finalmente un titolo degno della serie con cui Treyarch si riscatta dopo la penosa prestazione del primo Black Ops.

crysis2Terminato con Black Ops 2 mi sono rituffato nei panni (o meglio nella nanotuta) che ha reso celebre la serie Crysis con questo secondo capitolo della serie tecnicamente più corazzata della storia degli fps moderni.

Pur avendo giocato tutti i capitoli precedenti della serie (incluso il data disk Warhead) non sono mai stato pienamente soddisfatto dal lavoro di Crytek, dal punto di vista grafico e tecnico in genere sono delle assolute eccellenze (e su questo credo che nessuno abbia da ridire), ma in termini di gameplay e game design ho sempre avuto l’impressione che i ragazzi tedeschi avessero ancora tanto lavoro da fare.

In un certo senso Crysis 2 permette di osservare una chiara evoluzione da questo punto di vista, tecnicamente il gioco è eccellente e pur avendo 2 anni sul groppone il titolo in questione è in grado di far cascare qualche mascella (imbarazzate il confronto con i titolo basati su Unreal Engine, sembrano giochi di ere passate…). Dal punto di vista del design l’ambientazione metropolitana risulta efficace, ben strutturata e varia, oltre che molto ben realizzata; persino la trama è stata migliorata, ed ora è quantomeno presentabile.

Quello che ancora manca è la varietà nel gameplay, di fatto ogni sequenza si presenta come un universo a se stante senza soluzione di continuità, il tutto con l’aggravante di percorsi di gioco ripetitivi (le solite opzioni tattiche: attacca, aggira, usa postazione fissa oppure equipaggiati) che vanificano tutto il buon lavoro in fase di design.
Insomma non ci siamo ancora, anche se i segni di una certa evoluzione e maturazione ci sono tutti, il che fa ben sperare per il terzo capitolo della serie uscito da poco.

farcry3A proposito di terzi capitoli ho concluso questa sequenza di sparatutto con il FANTASTICO Farcry3, giusto per chiudere in bellezza un crescendo iniziato dal peggio (CoD Black Ops) e concluso con uno degli fps più vari, divertenti e ben sviluppati che mi sia mai capitato di giocare.

Sono talmente tanti gli aspetti positivi di questo gioco che francamente non so da dove cominciare.
Tecnicamente il gioco è eccellente, uno spettacolo per gli occhi godibile anche con configurazioni grafiche non certo di fascia elevatissima (Core i7 3770 e Radeon HD7850 mi hanno permesso di giocarci ad un frame rate ottimo con i dettagli impostati quasi a livello massimo); aspetti tecnici a parte il punto forte di Farcry 3 è che si tratta di un gioco vario, con una struttura aperta all’esplorazione ma allo stesso tempo dotato di una trama principale composta da missioni adrenaliniche e varie.
Gli avversari si comportano in modo credibile e in alcuni casi riescono a mettere in seria difficoltà il giocatore sprovveduto, le armi sono tante, personalizzabili e diverse una dall’altra ma al contempo tutte utili per affrontare le sequenze di combattimento sempre in modo diverso.

A differenza di Crysis 2 questo gioco non ha bisogno di una stupida voce fuori campo che avvisi il giocatore della disponibilità di “opzioni tattiche”, ne di montagne di munizioni piazzate in punti strategici per suggerire al giocare uno scontro imminente.
Ai più questi possono sembrare dettagli insignificanti, in realtà il fatto di preparare una sequenza di combattimenti piazzando questi indizi è indice di quanto il gioco sia meccanico e strutturato in modo dozzinale (mi riferisco ovviamente a Crysis 2), al contrario un gioco ben strutturato dal punto di vista di gameplay e design non ha bisogno di ricorrere a questi “trucchi”, non occorre fornire continue imbeccate al giocatore perchè sarà la struttura stessa del gioco a fornire al giocatore tutti gli strumenti necessari per sopravvivere alle sfide che gli si pongono davanti, imho da questo punto di vista Farcry 3 è un gioco perfettamente riuscito.

Mi rendo conto solo ora di essermi lasciato trascinare nel solito “pippone chilometrico”, ormai sono passati anni dai tempi in cui mi dilettavo col giornalismo videoludico, evidentemente il vizio mi è rimasto :)

24/02/2013

Piwik

logo_piwikPer la prima “puntata” della serie de-googleize vorrei parlare di un software, anzi di un gran bel pezzo di software, che risponde al nome di Piwik.

Non mi dilungherò eccessivamente nella descrizione di questo progetto e delle sue fantastiche features dato che l’ottimo (dico davvero, sia dal punto di vista tecnico che comunicativo) sito ufficiale parla da solo.
Piwik sostanzialmente è un progetto in php, html5 e javascript evoluto che permette di effettuare in proprio quello che Google Analytics o Webtrends Analysis fanno, ovvero analisi di accesso ai siti mediante javascript tracciante (o in alternativa gif o codice php), insomma l’evoluzione del vecchio concetto di analisi dei log di accesso ai siti (che continua ad esistere e avere imho assolutamente senso, e per il quale esistono ottimi tool come gli immortali Awstats e Webalizer).

Qualcuno obbietterà che i prodotti di Webtrends sono a pagamento (e non certo per due lire, credetemi….) mentre Google Analytics è gratuito, forse costoro ignorano il colossale data mining effettuato da Google sui dati raccolti mediante Analytics; praticamente ogni informazione, dalla provenienza dei visitatori alla risoluzione dei loro display viene “digerito” da Google e sfruttato a fini commerciali (= advertising, la colonna portante della grande G).
Pensandoci bene verrebbe da chiedersi se non debba essere Google stessa a pagare gli utenti per usare quel servizio.

Provatelo, guardatevi l’ottima demo, l’installazione è di una banalità disarmante (ne più ne meno come i soliti classici stranoti cms sviluppati in php, Drupal, WordPress, Joomla e simili) ovvero upload dei file, modifica del file di configurazione per accedere al solito db MySQL e siete in pista.
Per la cronaca funziona perfettamente anche con un banale contratto di hosting, da Aruba a OVH passando per tutti i provider di hosting php del pianeta.

Ricordate, riprendere il controllo dei servizi, riprendere il possesso dei dati!

20/02/2013

Steelseries QCK

Finalmente sono riuscito a liberarmi dell’ultimo pezzo di hardware Razer, qualche giorno fa sono andato a ritirare dal fido Drako il mio nuovo mousepad Steelseries QCK.

A differenza del predecessore Razer Destructor questo QCK è un mousepad in tessuto, e come i più esperti sanno è un tipo di mousepad più adatto ai cosidetti high-senser.
Pippe mentali a parte si sta comportando davvero bene, il feedback iniziale è senz’altro positivo, sebbene l’attrito sia maggiore rispetto ai mousepad rigidi (come il Destructor), il QCK sembra avere un comportamento più omogeneo e costante, specialmente durante le lunghe sessioni dove l’accumularsi dello sporco tende a inficiare notevolmente le performance dei mousepad rigidi.

Tanto per fare un esempio, col Destructor ero costretto a pulire la superficie del mousepad almeno una volta la settimana, e già dopo qualche giorno potevo percepire gli iniziali effetti dello sporco, specialmente durante la stagione calda.
Questo QCK invece sembra “autopulente”, lo sporco si accumula (e avendo un colore scuro più uniforme tende a vedersi più facilmente) ma con una semplice “spazzolata” con la mano il mousepad torna lindo e come nuovo.

La superficie a contatto con il piano di appoggio è rivestita con un materiale gommoso antiscivolo, in rete ho visto che qualcuno ha aumentato l’attrito usando delle apposite fascette adesive in gomma antiscivolo, vista la stabilità generale credo che non sarà necessario dato che il mousepad è praticamente incollato alla scrivania.

Unico neo di questo prodotto è il packaging, essendo conservato arrotolato il mousepad tende a mantenere una forma ondulata, il mio esemplare per giunta è risultato spiegazzato lungo il profilo dove è stampato il logo Steelseries.
Niente che non si possa sistemare con un buon dizionario (consiglio il leggendario IL Castiglioni-Mariotti), da un prodotto che però si fregia della digitura “pro-gaming” mi sarei aspettato una cura maggiore su questo aspetto.

Considerando il prezzo (9.90 euro) mi sento di consigliarlo, vediamo come si comporterà nei mesi a venire.

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16/02/2013

Gemme letterarie

Nonostante possieda ormai da più di un anno un Kindle non ho mai fatto segreto della mia personale preferenza per il libri cartacei, anzi non ho mai nascosto la mia deludente esperienza con gli ebook.

Sarà la tendenza a collezionare un po’ tutto, sarà il piacere che da l’annusare il profumo delle pagine scorrendole veloci tra le dita, sarà anche solo il fatto che ho parecchio spazio in casa per conservarne quanti ne voglio, oppure sarà magari l’istinto kender che mi provoca piacere nel prenderne possesso, sta di fatto che i libri cartacei vecchio stampo hanno un sapore tutto loro, sanno darmi un piacere che non riesco a ritrovare nella semplice lettura di un testo in formato elettronico.

Una cosa che però recentemente mi ha parecchio solleticato è la ricerca e la collezione delle prime edizioni (italiane o originali) dei libri che più ho amato, ecco perchè mi sono messo a cercare tra ebay e mercatini delle pulci per scovare queste piccole gemme letterarie.

Le ultime due new entry sono le prime edizioni italiane di due opere FANTASTICHE che erano da anni nella mia “to-read list” e che rappresentano i capolavori dei due rispettivi autori, sto parlando di “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee e “A sangue freddo” di Truman Capote.
Inutile che mi dilunghi nel descrivere due classici della letteratura del secolo scorso, se non li avete letti correte in biblioteca o in libreria, basta che rimediate a questa grave lacuna.
Nel frattempo godetevi queste due chicche degli anni ’60 perfettamente conservate.

 

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12/02/2013

De-googleize 2.0

Più di un anno fa ho dato il via a un processo che ho soprannominato “degoogleizzazione”, fin da subito le persone a me vicine (colleghi e amici in primis) a cui ne ho parlato mi hanno squadrato come un alieno, dubbiose se fossi preso da follia oppure semplice “fanboysmo”.

In realtà, come spiegavo in quel vecchio post, la mia non voleva essere una crociata fine a se stessa, e personalmente non sono mai stato preda di odio o avversione ingiustificata nei confronti di Google.
Anzi, col tempo ho ripensato molto a questo processo, e osservando le persone che mi stanno vicine (sia online che offline) mi sono reso conto di quanto fosse limitato l’obbiettivo che mi ero posto nel lontano dicembre 2011.

Prendete come esempio il recente grave disservizio generato dai link “mi piace” di Facebook, non pensate al disservizio in se ma provate a concentrarvi su quanto potere quel semplice link ha dato a Facebook.
Oppure pensate a quanto potere viene dato a Google ogni volta che un webmaster “farfallone” inserisce il codice javascript tracciante per analizzare il traffico del proprio sito con quel servizio.
E come questi esempi ce ne sono tanti altri, basta che uno dei gestori di questi servizi modifichi un javascript per ribaltare le sorti di un migliaia, o milioni di siti; basterebbe un file hostato su un sistema lento per rallentare tutti i siti, basterebbe qualche riga di codice in un javascript per raccogliere dati sui visitatori, basterebbe un link errato per generare un disservizo estremamemnte esteso.

Se ci pensate bene però la colpa non è di Google, di Facebook, di Twitter o di Linkedin, la colpa è di noi utenti che gli abbiamo dato questo potere, che ci lasciamo “mungere” costantemente dati senza battere ciglio, anzi ringraziandoli pure per i loro scintillanti servizi… quando invece dovrebbero essere loro a pagare per sfruttare l’utente :\

Ecco perchè il concetto di degoogleizzazione va ben al di la dei servizi della grande G, si estende a tutti quei servizi che per cattiva informazione, ignoranza oppure semplicemente per pigrazia sono diventati indispensabili per molte persone, utenti che se anche volessero non potrebbero abbandonarli.
Da qui il nuovo concetto esteso di degoogleizzazione, ovvero riprendere il CONTROLLO dei SERVIZI e riprendere il POSSESSO dei DATI.

Ecco perchè con questo post voglio inaugurare una nuova categoria di post, de-googleize appunto, in cui inserirò tutti quei servizi che di fatto permettono di liberarsi dal giogo dei big dell’informazione con alternative semplici e alla portata di tutti, oppure con semplici suggerimenti su come preservare le proprie informazioni online.

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