21/04/2013

Io non mi sento rappresentato

Napolitano non è il mio presidente, non mi sento rappresentato da un personaggio che ha scientemente e ripetutamente attentato alla Costituzione e che è stato più attento ai bisogni di partiti, interessi bancari e affaristici, nazionali ed internazionali, che a quelli del popolo italiano.
Un presidente che non è l’espressione di tutti quegli italiani che non lo vogliono più sul Colle ma in un’aula di giustizia.

NoMorfeo

13/04/2013

Debian clear screen

Una cosa banalissima che di default tutte le distribuzioni redhat (e derivate) fanno è ripulire lo schermo una volta fatto il boot e il logoff di un utente dalla console di sistema.

Può sembrare una cosa banale e inutile, quando però ci si ritrova a lavorare in un ced sconclusionato dove l’unica utenza per accedere al KVM over ip centralizzato è condivisa con millemilioni di altri utenti, e magari si ha a che fare con servizi “birbanti” che richiedono di passare le credenziali amministrative come argomento di un comando (qualcuno ha parlato di WebSphere Portal?), beh allora in quel caso capite bene che anche una feature apparentemente banale acquista magicamente un’importanza vitale.

Di default su Debian questa feature non c’è, per abilitarla basta passare il codice di escape di clear al file /etc/issue, per farlo:

[root@booger etc]#cp /etc/issue /tmp/
[root@booger etc]#clear > /etc/issue
[root@booger etc]#cat /tmp/issue >> /etc/issue
[root@booger etc]#rm /tmp/issue

Piece of cake!

01/04/2013

Under a Killing Moon & The Pandora Directive

Sebbene l’idea del retrogaming mi piaccia parecchio devo ammettere di non essere un grande fruitore di questa pratica, l’idea di giocare giochi vecchi, anzi vecchissimi è stuzzicante e nostalgica (quindi piacevole a prescindere, della serie “si stava meglio quando si stava peggio”…) ciò nonostante ho sempre trovato troppo stringenti le limitazioni tecniche.

Under_a_Killing_Moon_CoverartNonostante questo ho voluto fare uno strappo alla regola e grazie al fantastico servizio di GOG.com ho acquistato e mi sono goduto queste due autentiche pietre miliari del genere adventure, ovvero “Under a Killing Moon” (UAKM) e il seguito “The Pandora Directive”.

Per chi non li conoscesse si tratta di due adventure ambientati nella San Franscisco del 2042 (UAKM, Pandora è ambientato esattamente un anno dopo) in cui il giocatore veste i panni dello sconclusionato detective Tex Murphy, un personaggio che solo per il modo di vestire meriterebbe un Oscar.
Cappello, impermeabile e Converse a parte Tex incarna perfettamente lo stereotipo del detective noire alla Humphrey Bogart, con però l’aggiunta di una grande ironia e la capacità di infilarsi in ogni possibile guaio, insomma si tratta di una dei personaggio più azzeccati che l’industria videoludica sia mai riuscita a partorire.

Il gioco è strutturato su diverse locazioni entro le quali il giocatore può muoversi utilizzando due modalità, una statica usando il mouse per interagire con gli oggetti (osservare, combinare, utilizzare), una dinamica con visuale in prima persona grazie alla quale è possibile muoversi nella locazione stessa, il passaggio tra una modalità e l’altra avviene semplicemente premendo la barra spaziatrice.

Tecnicamente parlando UAKM ha rappresentato una autentica rivoluzione al momento dell’uscita nel 1994, il gioco infatti fa larghissimo uso di filmati in full motion video, mentre la struttura delle locazioni di gioco è tutta realizzata in 3D; ovviamente tutto questo oggi può apparire banale, vi assicuro però che nonostante l’età e i difetti dovuti alla bassa risoluzione, le sequenze filmate di UAKM non sfigurano nemmeno al giorno d’oggi.
Come è ovvio si tratta di filmati molto sgranati, e per certi versi gli “effetti speciali” possono far sorridere, però nelle riprese e nell’interpretazione degli attori (protagonista il mitico game designer Chris Jones) non si può fare a meno di notare una cura che mi è difficile trovare nei giochi odierni… Effetto nostalgia? Forse.

Le battute, le scenette comiche, le figuracce di Tex, il suo modo di fare a volte cafone, a volte romantico, anche banalmente le frasi di chiusura che si sentono ogni volta in cui capita di fallire un obbiettivo e morire, tutti questi dettagli fanno parte del personaggio, l’hanno reso famoso e in un certo senso immortale.

I due giochi sono oggettivamente simili, entrambi usano la stessa interfaccia, entrambi hanno lo stesso protagonista, ciò nonostante ci sono differenze che mi hanno portato a preferire il primo episodio rispetto a Pandora.
Anzitutto UAKM è più semplice di Pandora e non prevede differenti livelli di difficoltà, le locazioni di gioco sono tutto sommato limitate; gli enigmi e i puzzle sono piuttosto vari ma sempre logici, capita raramente di trovarsi in quelle spiacevoli situazioni dove non si sa cosa fare.

Pandora_Directive_coverAl contrario Pandora è immenso, le locazioni di gioco sono tantissime, il gioco è molto più lungo e prevede due differenti livelli di difficoltà; nel mio caso ho affrontato il gioco al livello di difficoltà maggiore, anche se col senno di poi devo ammettere di essermene pentito.
Il gioco è fantastico, stimolante, la trama è accattivante e i personaggi ben delineati, però in alcuni casi ci sono enigmi davvero troppo difficili e in certi casi senza alcuna logica, a prescindere da questo un grosso difetto di Pandora è quello di avere qualche sezione “vuota” senza alcun indizio che dia idea su come procedere nella trama.

In realtà però il maggior difetto di Pandora Directive è quello di aver eliminato buona parte della vena umoristica che permea UAKM. Avendoli giocati uno di seguito all’altro ho avuto l’opportunità di osservare in modo molto chiaro questa differenza, Pandora da l’impressione di essere la versione evoluta e in un certo senso “seria” di UAKM, non mancano le battute divertenti però appare evidente il tentativo di trasformare il gioco in un progetto più votato al mistero che non all’ironia.

L’edizione venduta e distribuita da GOG è semplicemente fantastica, il download include una serie di contenuti extra (manuali, colonne sonore), l’installazione è semplicissima e include tutto quanto serve a far girare correttamente i giochi (DOSBox già configurato).
Le uniche difficoltà tecniche si presentano quando occorre raccogliere oggetti bidimensionali posti su superfici a livello della telecamera (praticamente invisibili), un difetto che però è ascrivibile al motore di gioco piuttosto che all’emulazione DOS.

Per concludere non posso che consigliare a tutti di provare queste due perle videoludiche, le difficoltà tecniche non mancheranno ma la qualità di questi due videogiochi è tale da rendere il bilancio finale ampiamente positivo.
Per i neofiti o i non professionisti delle avventure grafiche consiglio di giocare Pandora Directive a difficoltà base, vi godrete perfettamente il gioco senza dover ricorrere a fastidiosi walkthrough come successo a me.

30/03/2013

Enzo Jannacci

Salute a te, indimenticabile casciavit!

Karan bea Reorx.

26/03/2013

Open source

gnuMi capita abbastanza frequentemente di discutere di software open source e uno dei dubbi che spesso sorgono è come contribuire ad un progetto.

Il modello di sviluppo open è una realtà che oggettivamente ha cambiato l’information technology, questo è un dato di fatto incontrovertibile, ed è un fenomeno sorprendente sia dal punto di vista tecnico che sociale.
Basta provare a lavorare in gruppo per un qualche ora per rendersi conto di quanto sia difficile coordinarsi e fare davvero “team”, già perchè è facile scrivere sul CV cazzate false tipo “ottima predisposizione al lavoro di gruppo”, un altro paio di maniche è metterlo in pratica, figuriamoci quando il gruppo è distribuito su un intero pianeta e composto dal più ampio e variegato campionario umano.

La domanda che però molti si pongono è come contribuire concretamente ad un progetto che ci sta particolarmente a cuore, oppure che semplicemente ci è risultato utile.
Dal punto di vista tecnico lo sviluppo di un progetto è una attività complessa che richiede competenze specifiche che solo una percentuale ridottissima degli utenti possiede; poi ci sono altri compiti altrettanto utili e meno impegnativi dal punto di vista tecnico (test, traduzione di documentazione, moderazione di forum e mailing list, creazione di how-to e guide di vario tipo) ma anche questi non sempre sono alla portata di tutti, quantomeno non della maggior parte degli utenti.

Ci sono però due altre cose che un progetto open-source necessità e su cui tutti possono impegnarsi:

  1. pubblicità
  2. risorse (banda e storage)

Riguardo alla prima c’è poco da dire, non perchè sia poco importante (anzi!) ma perchè è abbastanza autoesplicativa, riguardo al punto due invece qualche considerazione possiamo farla.

Anni fa i progetti open source venivano distribuiti mediante mirror, ovvero server che venivano aggiornati con i rilasci del progetto e che mettevano a disposizione spazio e connettività per permettere alla comunità di scaricare i file e poter beneficiare dei software.
Chiaramente nell’era delle connessioni analogiche (ricordate il vecchio modem 56k?) tutto questo era ad esclusivo appannaggio di pochi, principalmente aziende che in cambio di queste risorse venivano citate tra i “contributors” del progetto.

Se ci pensiamo al giorno d’oggi praticamente tutti (digital divide permettendo) godono di una connessione adsl flat con tagli di banda generosi, connessioni che generalmente sono inutilizzate per la stragrande maggioranza del tempo.
Come se non bastasse oggi esistono sistemi (il celebre Raspberry PI ne è un esempio) dal costo ridicolo (a partire da poche decine di euro) e dall’assorbimento ridottissimo (2-3W per il già citato Raspberry PI, meno di una TV in standby) che sono perfette per questo scopo, a questo aggiungiamo che gran parte dei progetti utilizza come sistema di distribuzione sistemi di file sharing come bittorrent.

Quindi quale miglior modo per contribuire ad un progetto open source offrendo un po’ di banda della propria connessione domestica, magari organizzandosi con dei semplici script per attivare il client bittorrent nelle ore in cui non utilizziamo la linea, siamo fuori casa, al lavoro, oppure semplicemente stiamo dormendo.

Ad esempio con una qualsiasi distribuzione linux e l’ottimo client bittorrent Transmission basta mettere in download una qualsiasi versione di un progetto e lasciare il tutto in seed una volta terminato il download, inserendo dei banalissimi cronjob per arrestare il servizio (schedulato ad esempio quando pensate di tornare a casa dopo una giornata di lavoro, nell’esempio alle ore 19):

00 19 * * * /etc/init.d/transmission-daemon stop > /dev/null 2>&1

e per farlo ripartire (quando generalmente ve ne andate a letto la notte, nell’esempio alle 2):

00 02 * * * /etc/init.d/transmission-daemon start > /dev/null 2>&1

Si tratta di una cosa semplice, alla portata di tutti, che ha un impatto economico ridicolo, ma di grande utilità, pensateci

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