03/07/2012

Il campagnolo notturno

Le ultime settimane per me sono state un vero tour de force.

Io e i colleghi (un grazie in particolare al sempre presente Matteo e al provvidenziale Roberto!) abbiamo affrontato la casistica di disaster recovery più grave mai verificatasi presso il cliente da cui stiamo lavorando, il tutto mentre il sottoscritto stava attraversando un periodo non proprio felice dal punto di vista fisico, stress, pressione alta, ancora stress e clienti che alitano sul collo aspettando di sapere se il lavoro di anni è stato miracolosamente salvato oppure se si dovrà ricostruire tutto dalle macerie.
Come se non bastasse tutto questo è capitato in momento di grande intensità legata ad alcune importanti scadenze, il cui risultato sarebbe potuto seriamente risultare compromesso da un fallimento nelle attività di cui sopra…

Per fortuna tutto si è risolto per il meglio grazie a tanto lavoro, tanto impegno, tanto sangue freddo, una buona dose di esperienza e quel pizzico di fortuna che nella vita ci vuole sempre ;)

Confesso però che nei giorni di massima tensione ero talmente stressato che il solo pensiero di tornare a casa e rimettermi al pc anche solo per controllare la posta, scatenava in me una sorta di repulsione, una specie di rigetto istintivo, una cosa che ho sperimentato davvero poche volte in vita mia.
Così, un po’ per “staccare la spina”, un po’ per cercare frescura in queste settimane afose ho preso a fare una cosa che non facevo da… a occhio e croce da vent’anni a questa parte: mi sono armato di ciabatte, bicicletta, cane e me ne sono andato a fare qualche giretto in campagna.

Chiamatemi matto (del resto non saprei come definire uno che a mezzanotte passata se ne va a fare un giro in campagna col cane…) ma quell’oretta scarsa immerso nella calma dei campi è stato come un toccasana, specialmente in quelle giornate così cariche di tensione, forse è grazie anche a questo che sono riuscito a superare con successo questa importante prova.

E sapete una cosa? Ci ho preso talmente tanto gusto che ora mi capita sempre più spesso di andarmi a fare queste scampagnate notturne.
Quanti di voi possono affermare di aver visto la propria ombra proiettata dalla luna piena nell’ultimo mese? Ultimo anno? Ultimi 10 o 20 anni?

A me è capitato questa sera, in questa bella serata fresca, mentre i campi venivano irrigati dai fossi tracciati di fresco, ballonzolando sulla sella della mia fedele Legnano tra un campo di mais e uno di fieno tagliato da poco; tra il profumo dell’erba essiccata e quello della terra umida dissetata dall’acqua, ho rivisto le lucciole fare da guida mentre svolazzavano su cespugli d’ortiche ai lati di una mulattiera.
Mi viene un nodo alla gola se ripenso a quanto tempo ho lasciato passare dall’ultima volta che ho vissuto così la mia campagna, troppo impegnato tra studio e lavoro, città e passioni, hobby e amici; quanto tempo è passato dai tempi in cui facevo il bagno nei fossi o nei fontanili insieme agli amici del paese? Quanto tempo è passato da quando si nascondevano i giornaletti sconci in un pertugio invisibile nel letto prosciugato di un fosso? Quanto tempo è passato dai pomeriggi soleggiati passati a girare tra i campi esplorando le baracche o i rifugi dei cacciatori?

Quanti ricordi conservano questi luoghi, forse serviva proprio un periodo di stress ai limiti per spingermi a riscoprirli, e ora che li ho ritrovati non li voglio più perdere…

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