27/10/2014

Hatred e la violenza nei videogiochi

Sta facendo un gran parlare di se il trailer di Hatred, ovvero questo simpatico sparattutto in terza persona dove l’obbiettivo sembra essere semplicemente quello di sterminare ogni forma di vita.
Giusto ieri stavo leggendo un post sull’Angolo di Farenz intitolato appunto “Hatred e il senso di giocare“, volevo inserire un commento, ma visto che non ho tempo ne voglia di attendere che qualcuno mi attivi l’account ho deciso di scrivere qui quello che penso di quel post e di quel poco che si sa del gioco.

Iniziamo col dire che anch’io come l’autore del post non sono particolarmente disturbato dal ruolo che il giocatore dovrà ricoprire nel titolo in questione, insomma anche per me non fa ne caldo ne freddo andare in giro a freddare innocenti in un videogioco.
Quello che non condivido è quanto viene detto dopo, io non trovo ridicolo proporre titoli del genere, non trovo che siano scandalosi, e francamente non me ne può fregare nulla del loro presunto valore educativo o diseducativo (ogni adulto è responsabile per se stesso, i minori non sono un mio problema ma dei genitori).

Trovo questo atteggiamento decisamente ipocrita, l’autore non vuol dire che il gioco è scadaloso o sconvenientemente violento perchè sarebbe troppo “matusa” (o simile ai soliti giudizi dei media tradizionali), così mena il can per l’aia pur di demolirlo senza sapere nulla (perchè dal trailer non si deduce nulla dei mille aspetti con cui valutare un videogioco); semplicemente si limita a demolire un titolo sconosciuto dicendo che il massacro è fatto “così a cazzo”, senza motivo.
Ma scusate cari compari dell’Angolo, che mi dite delle migliaia di titoli più o meno acclamati dove il giocatore è costretto a fare cose “a cazzo”?

La ragione vera è che questo gioco si basa su una violenza gratuita e inspiegabile, violenza come fine e non come mezzo che spaventa e innorridisce l’autore e tanti che hanno commentato negativamente, smontando in anticipo un gioco che fin’ora nessuna ha avuto modo di provare.
Io in questo ci vedo molta ipocrisia (o per dirla alla Farenz, “faccia di culo”), per anni si è giustamente risposto  alle accuse di violenza nei videogiochi ripetendo che il mondo dei videogiochi e quello reale sono due cose distinte, ora che un videogioco non solo propone la violenza ma nel modo più crudo e spaventevole (per il semplice fatto che è senza motivo) si accampano scuse e si cerca un “non motivo” per screditare il videogioco.

La realtà è che la violenza gratuita e ingiustificata nel mondo esiste, la troviamo nella storia come nella cronaca, e proprio perchè ingiustificata ci spaventa e rappresenta un tabù.
Io non trovo nulla di scandaloso nel proporla in un videogioco, anzi nel costruirci un videogioco attorno, anzi trovo che sia una operazione normale (visto che è già stata fatta per tantissime altre forme artistiche) che può aiutare ad esorcizzare questa paura e forse a superare questo tabù.

Forse i media dovrebbero riflettere un po’ più sul perchè questo tipo di violenza ci spaventa così tanto, perchè genera risposte così violente (questa si violenza reale, anche se solo scritta) ogni volta che viene inserita in una forma artistica (videogioco, film, libro, musica  o altro), penso sarebbe una discussione ben più matura e utile rispetto allo starnazzare dietro a un videogioco.

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