Sto leggendo alcuni curiosi articoli e pareri di lettori riguardo al fenomeno da dipendenza da MMORPG.
Per chi non lo sapesse i MMORPG sono videogiochi di ruolo che si svolgono soltanto online e su ambientazioni persistenti, mondi che esistono e rimangono attivi a prescindere dal fatto che il proprio personaggio sia attivo.
Apparentemente sembrerebbero essere la manna dal cielo per chi come il sottoscritto ha sempre sognato di giocare di ruolo con altre persone eliminando le distanze, interpretando il proprio personaggio direttamente da casa e con tante persone, con gruppi eterogenei e non sempre con quei 4 o 5 amici (non che questo non sia bello eh…).
Il problema è che pare che questi MMORPG siano giocati in modo un po’ troppo superficiale, orde e orde di giocatori che sbavano come levrieri afgani per conquistare oggetti magici o semplicemente un avanzamento di livello, interpretazione zero, interazione con gli altri giocatori limitata ai combattimenti… Ci sono poi giocatori che passano giornate intere a ripetere ininterrottamente operazioni stupide e ripetitive al solo scopo di aumentare una determinata caratteristica del loro personaggio, altri che addirittura vendono il proprio tempo per far avanzare di livello il personaggio di altri, che ovviamente devono corrispondere in moneta sonante.
Come si può facilmente immaginare c’è chi si sta preoccupando seriamente della questione, in vari forum si sta discutendo dell’argomento e francamente mi fa un po’ specie leggere commenti come questo che riporto e che si riferisce a World of Warcraft (WoW), il MMORPG del momento:
“alcuni conoscenti hanno lasciato la scuola per WoW… e le loro famiglie ( di merda ) se ne fottono… WoW è una droga e basta. Giocano anche 8 ore al giorno e le rare volte che escono di casa pensano solo a quando potranno ritornare a giocare a WoW. Torniamo coi piedi per terra plz.”
Chi si ricorda della Associazione Famiglie Cattoliche “San Carlo Borromeo”?
Si trattava di un bellissimo scherzo nato qualche anno fa sui newsgroup italiani dedicati ai videogiochi, vi riporto uno degli interventi della Borromeo che ho conservato “per ragioni sentimentali”, dateci una lettura e scompisciatevi dalle risate, poi provate a rileggere il post che ho riportato sopra, vi dice niente?
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Cari ragazzi,
il male dei videogiochi avanza, e i nostri messaggi tentano eroicamente e
disperatamente di arginarne gli effetti. Purtroppo, sugli stessi gruppi di
discussione dove appaiono le lettere della Borromeo, si notano minacciosi e
sconcertanti annunci. Molti giovani dichiarano di essere alla ricerca del
“crack” per questo o quel gioco, allo scopo di “masterizzarlo”. La nostra
assidua frequentazione del mondo giovanile – esplorato in ogni sua debolezza
e bruttura – ci ha svelato che il “crack” è una pericolosa droga sintetica;
supponiamo che “masterizzare” (strano neologismo!), venga dall’inglese
“master”, che significa “campione”. Quindi il senso di questi messaggi
appare in tutta la sua orrenda evidenza: “Cerchiamo una droga che ci
permetta di diventare campioni in questo videogioco!”. Spesso questi
messaggi sono accompagnati da disperate affermazioni come “Aiuto, sono
disperato!” o “Vi prego, speditemelo subito!”. E’ il classico atteggiamento
del tossicomane in astinenza, disposto a rubare, a uccidere, a prostituirsi,
pur di non sottrarsi alla sua quotidiana dose. A quale schiavitù i
videogiochi vi conducono! Il nesso tra videogiochi e tossicodipendenza è
messo in luce dal prezioso rapporto medico del dottor F. Gelemen, “Il
cartello Nintendo – Droga e intrattenimento elettronico” (Santa Prisca
Press, Columbia, 1997). Estrapoliamo qualche stralcio dallo scritto
succitato:
“E’ stato dimostrato che giocare ai videogames sotto effetto di droga
migliora nettamente il rendimento. La droga opera una dilatazione della
percezione, nonché una intensa focalizzazione sull’oggetto – videogame. I
riflessi del giocatore vengono esaltati, la sua reattività aumenta; ma a
quale prezzo?
Il coinvolgimento della multinazionale Nintendo nel traffico internazionale
di droga non è stato ancora provato, ma questo è dovuto agli esperti
avvocati di questa potente associazione a delinquere. Sono comunque
indicativi i nomi che gli spacciatori colombiani danno ai vari tipi di
sostanze artificiali, tutti ispirati ai videogiochi Nintendo. L’eroina è
definita “Perla” o “Principessa”, la cocaina “Mario” (per la frenesia tipica
di questo personaggio, che come un invasato è capace di compiere salti
sovrumani), l’hashish “Yoshi”, forse per una semplice assonanza tra le due
parole.”
Dati, come al solito, inconfutabili. Che voi presto vi affretterete a
ridicolizzare pur di rimuovere la consapevolezza della vostra schiavitù.
L’Associazione Borromeo sta inoltre indagando su quei messaggi che chiedono
in che modo “caricare” o “scaricare” le Rom. Si tratta, indubbiamente, di
un gergo legato al mondo della prostituzione, in quanto è impossibile non
riconoscere nelle Rom le donne slave che fanno mercimonio del proprio corpo
all’angolo dei marciapiedi. Il “caricare” e lo “scaricare”, quindi, allude
senz’altro al mercato della prostituzione. Quanta infamia si nasconde dentro
l’orrendo mercato dei videogiochi!
Sperando che almeno questo messaggio vi abbia illuminato, preghiamo il
Signore perché vi assista e vi aiuti.
Associazione Famiglie Cattoliche “San Carlo Borromeo”