16/09/2011
Think different?!?
Un paio di settimane fa sono stato protagonista di una insolita (almeno per me) esperienza, ho acquistato un MacBook Pro presso un Apple Store.
So bene che questa notizia può sembrare molto strana per chi mi conosce, ci tengo però a precisare che la suddetta macchina è di mio fratello, l’ha scelta lui, l’ha pagata lui e pertanto la responsabilità è soltanto sua ;)
Chiaramente prima di fare questo passo abbiamo vagliato ogni possibile alternativa, sia passati attraverso una serie infinita di preventivi, valutazioni, considerazioni e offerte di prodotti concorrenti… ma questo è un altro film…
Detto questo io e il fratellino ci siamo diretti verso il più vicino Apple Store perfettamente preparati sull’oggetto in questione, entriamo e veniamo accalappiati da una giovane commessa.
Non appena le diciamo di essere interessati ad un MacBook Pro da 13″ la ragazza (piuttosto carina tra l’altro…) comincia la sua filippica con fare meccanico, elogiando caratteristiche e qualità costruttiva mentre sfoglia una presentazione del prodotto su un iPad appoggiato sul tavolo a mo di brochure.
Decidiamo di lasciarla sfogare per un buon quarto d’ora, al termine del quale la interrompo per chiederle delucidazioni sulla garanzia, in particolare l’annosa questione del secondo anno di garanzia (il sito Apple cita soltanto il primo anno in barba a quanto prescrive la legge). Lei mi squadra evidentemente scocciata e risponde con una formula di rito ripetuta per la millesima volta: le norme europee prevedono che il produttore debba rispondere per il secondo anno di garanzia solo se viene certificato tramite una perizia che il problema è ascrivibile a un difetto di fabbricazione… poi coglie la palla al balzo cominciano a tessere le lodi del servizio Apple Care per estendere la copertura da 12 a 36 mesi (alla modica cifra di 240 euro, faccio presente che il ServicePac post-warranty per un server IBM costa tra le 60 e le 100 euro/anno).
La interrompo di nuovo facendole presente che le norme europee non c’entrano proprio nulla, quello a cui stavo facendo riferimento è il codice del consumo, ovvero legge dello Stato Italiano che Apple è tenuta a rispettare. Lei ribatte con aria ancora più scocciata ripetendo la stessa manfrina di prima in merito alla perizia, alle norme europee e ritorna ancora sulla bontà dell’Apple Care, asserendo addirittura che l’acquisto immediato con il pc è consigliato in modo da alleggerire l’utente dall’annosa procedura di registrazione (a sentir lei un’impresa degna delle dodici fatiche di Ercole).
A questo punto lascio perdere, la liquido dicendole che dobbiamo parlarne tra di noi e decidere il da farsi e lei si allontana sorpresa (un comportamento che evidentemente non si presenta spesso in un Apple Store).
Alla fine decidiamo di acquistare lo stesso l’oggetto, non sto ad annoiarvi sulle ragioni che posso non condividere, la scelta è del fratellino e lui ha deciso così.
Qui comincia una vera e propria pantomima, la ragazza estrae dalla fondina un iPhone e con fare esultante ci dice (riporto testualmente): “Ora ordinerò il vostro MacBook Pro tredicipollici con il mio iPhone!”
Io e mio fratello ci fissiamo con sguardo allibito pensando che la ragazza sia impazzita o stia recitando uno spot pubblicitario o una candid camera, ma non è così… estrae l’iPhone, ci spippola sopra per un po’ e sempre con fare entusiastico e un sorriso pubblicitario stampato in faccia ci dice: “Ho ordinato il vostro MacBook Pro tredicipollici! Ora attendiamo che arrivi il vostro MacBook Pro tredicipollici!”.
Segue attesa di 10 minuti al termine dei quali spunta un altro commesso con in mano il pc nella la sua fashion-confezione, la nostra commessa sfodera il suo più entusiastico sorriso esclamando: “Ecco che è arrivato il vostro nuovo MacBook Pro tredicipollici!”
Sempre con fare gioioso la ragazza ci accompagna ad un tavolo (andare al bancone era troppo convenzionale per un Apple Store…) e ci chiede come abbiamo intenzione di pagare, estraiamo i contanti (il sistema di pagamento meno fashion del pianeta…) e alla commessa scappa l’ennesima smorfia di disappunto, le toccherà “addirittura” darci il resto…
Dopo aver saldato il dovuto io e mio fratello accenniamo un saluto e proviamo a tornarcene a casa, errore madornale!!! La commessa ci placca e insiste perchè ci fermiamo per registrare il pc e attivare l’utenza di sistema!
Con fare paziente accettiamo l’invito e ci sediamo ad un tavolo, scartiamo il laptop e lo accendiamo, seguirà una noiosa quanto banale compilazione di una serie di form con i dati anagrafici del proprietario, email e tutto il resto per attivare sul pc il suo account iTunes. Da un certo punto di vista è stato divertente inimicarsi di nuovo la commessa facendole notare una serie di campi obbligatori non compilati che bloccavano le varie fasi di registrazione, il tutto mentre lei commentava con frasi del tipo “Strano… eppure oggi funzionava…”, no comment.
Segue una serie di manfrine sugli utilissimi corsi gratuiti (e non…) tenuti presso l’Apple Store per guidare ogni (suddito) cliente nell’uso del suo sfavillante “MacBook Pro tredicipollici”.
So già che qualcuno penserà che io sia l’ennesimo nerd elitario che si scaglia a prescindere contro l’emblema stesso del “fashion-IT” (o del “casual-IT” a seconda dei punti di vista), del resto ormai lo fanno tutti…
La realtà è che io ho seriamente trovato quest’esperienza umiliante, essere trattati come dei lattanti da guidare paternalisticamente allo svezzamento informatico è pietoso e umiliante per qualsiasi persona che abbia un minimo di senso critico e di capacità intellettuale, e questo a prescindere dalla sua familiarità (reale o presunta) con il dispositivo o la tecnologia informatica.
Tutto questo poi avvenuto in un luogo (l’Apple Store appunto) che sprizza falsità da ogni poro, dai manifesti appesi alle pareti agli atteggiamenti giocosi e goliardici dei commessi, che scherzano tra di loro davanti ai clienti e si scambiano sguardi di odio e arrabbiatura quando pensano che i clienti non li vedano (come è giusto e sacrosanto, avere dei colleghi che fanno i buffoni per tutto il giorno trasformerebbe in killer anche il Mahatma Gandhi).
Alla prossima puntata per un My2Cents sull’oggetto.