Scrivo questo post a futura memoria, per evitare che tragedie simili si ripetano in futuro…
Centro di Milano (zona S. Ambrogio), locale che dall’esterno sembra una comune rosticceria/salumeria, menù:
A me tremano ancora le gengive dalla mazzata nei denti che abbiamo preso, giudicate voi dagli scontrini…
Seguendo i sempre interessanti spunti del prolifico Richard Dawkins sono giunto a un interessante podcast del filosofo Sam Harris in merito alle tragiche vicende che stanno avvenendo a Gaza City e più in generale nella striscia di Gaza.
Devo confessare che ho sempre trovato particolarmente interessanti le vicende mediorientali, le guerre Arabo-Israeliane, il conflitto tra popolo palestinese e lo stato di Israele, prima ancora il movimento sionista e la formazione stessa dello stato di Israele.
Del resto sono nato in un periodo caldo, quando la lotta dell’OLP era al culmine, la questione palestinese era praticamente all’ordine del giorno, e ogni sera durante la tradizionale carrellata di telegiornali (che allora reputavo noiosi e ripetitivi, col senno di poi ringrazio i miei genitori per avermi educato tenendo in così grande considerazione l’informazione e soprattutto l’attenzione alla pluralità delle fonti di informazione) lo scontro tra intifada e insediamenti israeliani era la norma.
Con il tempo l’argomento è diventato routine, ma l’interesse forse maturato allora mi ha spinto a documentarmi, tra saggi storici sulla fondazione dello stato ebraico, sulle guerre che ne sono conseguite, sui protagonisti di quelle vicende storiche, sulle critiche piovute da una parte e dall’altra, insomma ho sentito il bisogno di capire le radici di quello che ormai tutti consideriamo un conflitto scontato…
A tal proposito è interessante l’articolo di Harris perchè rappresenta un raro punto di vista laico, quando si parla di mondo arabo siamo abituati a identificarlo con musulmano, e quando si parla di Israele si è portati a pensare a gruppi ultraortodossi, dimenticando invece che la Palestina è storicamente una delle nazioni più laiche dell’area mediorientale, mentre Israele (sebbene abbia una connotazione culturale fortemente radicata) è uno stato ben più laico di quanto non siano tanti altri (ad esempio l’Italia o gli Stati Uniti d’America).
A mio parere l’argomento è troppo complesso e troppo traboccante di variabili per prendere le parti di Israele o del popolo palestinese, riconosco molti spunti interessanti nell’articolo di Harris, trovo però che ci siano degli aspetti lacunosi o che da un po’ troppo per scontati.
Hamas viene citata solo in chiave terroristica, e per quanto siano assolutamente da condannare gli atti di violenza, dimentica di far presente che la creatura dello sceicco Yassin è nata a scopo caritatevole e per fornire servizi che anche a causa della stretta israeliana l’OLP non poteva garantire (anche a causa della corruzione presente nella stessa…).
Hamas è una conseguenza (involontaria) della politica sconsiderata di Israele nei confronti del popolo palestinese, che ha colmato lacune create dalla pressione israeliana focalizzata a non permettere la creazione di uno stato palestinese, riguardo a Gaza poi, come purtroppo osserva il celebre giornalista Gideon Levy, “la verità (amara) è che tutti se ne fregano di Gaza quando non spara missili contro Israele”.
Ormai la stampa occidentale è allineata e compatta nell’associazione tra Hamas e terrorismo, dimenticando che volenti o nolenti è l’unico interlocutore di Israele, e che spesso le richieste che pone come base per le trattative sono tutt’altro che estremiste.
I presupposti culturali citati da Harris sono sacrosanti, Israele non usa scudi umani, non prevede la cancellazione dei musulmani nella sua costituzione, però dobbiamo ricordare che ci sono fior di risoluzioni ONU che impongono a Israele condizioni che lo stato ebraico rifiuta, non ultima la celebre risoluzione del consiglio di sicurezza ONU 242, oppure che da anni è in atto un preciso disegno politico che estremizza lo scontro rendendo impossibile la vita alla nazione palestinese.
Forse il governo israeliano dovrebbe tener presente che questa corsa ad alzare continuamente la posta in gioco ha liquidato l’OLP in favore di Hamas, aggiungendo a una causa nazionale laica aspetti integralistici, il prossimo step quale sarà? Liquidare Hamas in favore di qualche gruppo ancora più integralista per poter giustificare altre azioni ancora più tragiche?
Siete proprio sicuri che questo gettare benzina sul fuoco sia una scelta saggia? Io no…
E’ da settimane ormai che vivo in crunch-mode, vorrei documentare tante cose che sto facendo (spesso 2, 3, 4, 19 contemporaneamente…) ma purtroppo qualcuno ha deciso che le giornate sono solo di 24h, per cui tra cibo+sonno e blog, scusate tanto, ma scelgo i primi.
Nel frattempo ne approfitto per far ingolosire qualche amico che so che segue queste sciagurate pagine :D
Uno degli alert che odio maggiormente da parte del monitoraggio di server Windows (nel mio caso pochi e in lenta ma costante riduzione) è quello relativo al superamento delle soglie di occupazione sullo storage, specialmente quando questo riguarda l’unità di sistema e il cestino.
Sull’unità di sistema c’è poco da dire, il processo di update di questo sistema operativo (e dei relativi file che tendono ad accumularsi nelle directory di Windows) è una delle grandi follie di questo sistema operativo che non riuscirò mai a comprendere…
Quello su cui vorrei concentrarmi in questa sede invece è il cestino, questa mistica entità in grado di dare anche all’utente più banale il potere di causare disservizi su un intero server (ad esempio saturando a suon di cancellazioni il volume di turno).
Chiaramente anche ripulire il cestino dai file è tutt’altro che un’operazione scontata, non perchè questo sia complesso ma più che altro perchè i file “cancellati” da altri utenti risultano categorizzati sotto directory che riportano il security identifier (SID) dell’utente, quindi risulta piuttosto criptico capire “chi ha cancellato cosa” e regolarsi di conseguenza sulle possibili azioni da intraprendere.
Per “tradurre” questi identificativi negli username locali occorre lanciare il comando “wmic useraccount get name,sid”